Il gruppo Intesa Sanpaolo ha chiuso i 9M 2022 con un utile netto pari a 4.367 milioni, escludendo 1,3 miliardi di rettifiche di valore per Russia e Ucraina. L’utile netto contabile è pari a 3.284 milioni, in calo del 18% rispetto allo stesso periodo del 2021.
Il risultato della gestione operativa è in crescita del 2% ai 9M 2021, dopo aver contabilizzato proventi operativi netti in aumento dello 0,1% a 15.796 milioni e costi operativi in diminuzione dell’1,8% a 7.804 milioni.
Il cost/income ratio nei primi nove mesi 2022 è pari al 49,4%, rispetto al 50,4% dei primi nove mesi 2021.
Le rettifiche di valore nette su crediti sono pari a 1.928 milioni (comprendenti 1.289
milioni per l’esposizione a Russia e Ucraina e circa 300 milioni di rilascio di rettifiche generiche effettuate nel 2020 per i futuri impatti di COVID-19), rispetto a 1.544 milioni dei primi nove mesi 2021 (che includevano lo stanziamento di circa 360 milioni riguardante specifici portafogli per accelerare la riduzione dei crediti deteriorati).
La riduzione dei crediti deteriorati, al lordo delle rettifiche di valore, è pari a circa 3,9 miliardi da fine 2021 e a circa 54 miliardi dal picco di settembre 2015. Lo stock di crediti deteriorati scende, dal dicembre 2021, del 25,5% al lordo delle rettifiche di valore e del 14,8% al netto.
L’incidenza dei crediti deteriorati sui crediti complessivi è pari al 2,4% al lordo delle rettifiche di valore e all’1,3% al netto considerando il dato contabile al 30 settembre, pari rispettivamente al 2,2% e all’ 1,2% pro-forma tenendo conto della riduzione per le ulteriori cessioni previste nel 2022 già oggetto di accantonamento nel quarto trimestre 2021.
Elevati i livelli di copertura dei crediti deteriorati, con il livello di copertura specifica dei crediti deteriorati al 46,9% a fine settembre 2022, con una copertura specifica della componente costituita dalle sofferenze al 65,8%.
La patrimonializzazione si mostra molto solida, con coefficienti patrimoniali su livelli largamente superiori ai requisiti normativi. Al 30 settembre 2022, deducendo dal capitale 2.299 milioni di dividendi maturati nei primi nove mesi e 3,4 miliardi di buyback, il Common Equity Tier 1 ratio calcolato applicando i criteri transitori in vigore per il 2022 è risultato pari al 12,6% e il Common Equity Tier 1 ratio a regime al 12,4%, senza considerare circa 110 centesimi di punto di beneficio derivante dall’assorbimento delle imposte differite attive (DTA), di cui circa 40 nell’orizzonte del Piano di Impresa 2022-2025, rispetto a un requisito SREP da rispettare nel 2022 pari all’8,92%.
Nei primi nove mesi, circa 15 centesimi di punto di impatti negativi regolamentari (nell’ambito dei circa 60 centesimi di punto stimati per l’orizzonte del Piano di Impresa 2022-2025) e circa 5 centesimi di punto di impatti negativi dovuti alla crescita dei Risk Weighted Assets per gli eventi riguardanti Russia e Ucraina.
Elevata anche la liquidità e forte capacità di funding: a fine settembre 2022, attività liquide per 301 miliardi ed elevata liquidità prontamente disponibile per 163 miliardi; ampiamente
rispettati i requisiti di liquidità Liquidity Coverage Ratio e Net Stable Funding Ratio di
Basilea 3.
Il Cda ha deliberato la distribuzione di 7,38 centesimi di euro per azione, al lordo delle ritenute di legge, come acconto dividendi a valere sui risultati del 2022, non sussistendo controindicazioni derivanti dai risultati prevedibili per il quarto trimestre 2022 né raccomandazioni dei regolatori in merito ai requisiti patrimoniali applicabili a Intesa Sanpaolo che ostino a tale distribuzione.
Per il 2022 si prevede un utile netto di oltre 4 miliardi a seguito della riduzione dell’esposizione verso la Russia e della forte performance operativa del terzo trimestre, nonostante il peggioramento nell’offerta di materie prime/energia.