Intesa Sanpaolo ha collocato con successo sul mercato americano un’emissione dual tranche come di seguito dettagliata:
- Senior Preferred a 3 anni bullet per un nominale di 750 milioni di dollari e a un livello pari a US Treasury + 285 bps, cedola a tasso fisso del 7,000%;
- Senior Non Preferred inaugurale a 11 anni con possibilità di essere richiamato al 10° anno, per un nominale di 1,25 mld di dollari e a un livello pari a US Treasury + 440 bps, cedola a tasso fisso di 8,248%.
Si tratta dell’emissione benchmark che riapre il mercato Yankee per Intesa Sanpaolo dopo più di un anno di assenza. Oltre ad essere destinata al mercato statunitense e canadese, ha visto la partecipazione anche di investitori europei ed asiatici.
La transazione ha raccolto da subito l’interesse del mercato superando i 2 miliardi di dollari di ordini per singola tranche già nella prima ora e mezza dall’apertura dei libri. L’ammontare totale (oltre 10 miliardi di dollari di ordini post allocazione) è stato il più grande mai realizzato per un’emissione Yankee dual tranche di Intesa Sanpaolo, ed ha visto la partecipazione di più di 220 investitori per il Senior Preferred e più di 250 investitori per il Senior Non Preferred.
Alessandro Lolli, Responsabile Direzione Centrale Tesoreria e Finanza di Gruppo di Intesa Sanpaolo ha dichiarato: “Nonostante il mercato americano negli ultimi mesi sia stato di difficile accesso per emittenti europei, ieri abbiamo potuto sfruttare un’ottima finestra. Il collocamento ha performato con successo, dimostrando ancora una volta il forte apprezzamento per il nostro nome anche da parte degli investitori USA. Ordini superiori a 4,5 miliardi di dollari per la tranche Senior Preferred hanno infatti permesso un restringimento di 45 punti base rispetto all’indicazione iniziale di spread (IPT pari a T+ 330 punti base); ordini superiori a 5,5 miliardi di dollari per la tranche Senior Non Preferred hanno reso possibile un pari restringimento di 45 punti base rispetto allo spread iniziale (IPT pari a T+ 485 punti base). Stimiamo che gli spread finali esprimano livelli senza maggior costo rispetto ai rendimenti del mercato secondario”.