Mercati – Si attenua l’effetto Powell, Milano chiude a +0,3%

Chiusura per lo più positiva per le borse europee, mentre prosegue in ribasso la seduta di Wall Street dopo il rally di ieri innescato dal rallentamento della stretta sui tassi annunciata dal presidente della Fed Jerome Powell.

A Milano il Ftse Mib ha archiviato le contrattazioni con un +0,3% a 24.685 punti. Sopra la parità anche il Dax di Francoforte (+0,6%), l’Ibex 35 di Madrid (+0,5%) e il Cac 40 di Parigi (+0,2%), mentre ha chiuso in ribasso il Ftse 100 di Londra (-0,2%).

Il numero uno della banca centrale americana ha aperto a una moderazione nel ritmo dei rialzi dei tassi di interesse, pur avvisando che per ripristinare la stabilità dei prezzi sarà necessaria una politica restrittiva per qualche tempo.

A sostenere il sentiment dei mercati contribuiscono anche le notizie provenienti dalla Cina, dove le autorità hanno aperto a un approccio meno stringente sulle rigide misure nella lotta alla pandemia.

Sul fronte macro, gli operatori valutano le indicazioni contrastanti provenienti dai dati economici in cerca di indizi sulle prossime mosse delle banche centrali. L’attività manifatturiera negli Stati Uniti ha registrato una contrazione per la prima volta da maggio 2020.

Il deflatore Pce, una misura chiave dell’inflazione, è cresciuto meno delle attese a ottobre, in un ulteriore segnale nella giusta direzione per una Fed alla ricerca di indicazioni di un periodo prolungato di rallentamento delle pressioni sui prezzi.

Le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione, invece, sono aumentate sui massimi da febbraio, suggerendo un raffreddamento del mercato del lavoro Usa in attesa domani del Job Report di novembre.

Nel Vecchio continente, continua la contrazione del settore manifatturiero dell’Eurozona, anche se a tassi di declino inferiori. La lettura finale di novembre del PMI manifatturiero si è attestata a 47,1, leggermente al di sotto della stima preliminare di 47,3 ma al di sopra dei 46,4 punti di ottobre.

Sul Forex il biglietto verde continua a indebolirsi nei confronti delle altre valute, scivolando sui minimi da circa tre mesi. Il cambio euro/dollaro è tornato sopra quota 1,05 mentre il dollaro/yen è sceso a 135,7.

Tra le materie prime ancora in rialzo le quotazioni del greggio con il Brent (+1,7%) a 88,4 dollari e il Wti (+2,5%) a 82,6 dollari, in scia ai segnali di allentamento della politica zero Covid in Cina e in attesa del meeting Opec+ del 4 dicembre.

Sull’obbligazionario, infine, lo spread Btp-Bund arretra di circa cinque punti base in area 188, con il rendimento del decennale italiano al 3,71%.

Tornando a Piazza Affari, rimbalzo di Tim (+3,7%) dopo il tonfo di ieri innescato dalla posizione di alcuni rappresentanti del governo che hanno escluso, almeno al momento, il progetto di un’opa totalitaria per avviare la riorganizzazione dei business del gruppo.

Bene in particolare anche Diasorin (+3,8&), Amplifon (+3%) e Cnh (+2,5%), mentre le vendite hanno colpito soprattutto Unicredit (-3,6%), Banco Bpm (-2,4%), Tenaris (-2,4%) e Banca Mediolanum (-2,2%).