Prevista una partenza sopra la parità per le borse europee, dopo il pesante sell-off di ieri innescato dagli avvertimenti delle banche centrali sulla necessità di proseguire il percorso di strette monetarie.
Chiusura in rosso ieri a Wall Street, con i principali indici americani guidati al ribasso dal settore tecnologico all’indomani del meeting della Federal Reserve. Il Nasdaq ha perso il 3,2%, lo S&P 500 il 2,5% e il Dow Jones il 2,2%.
Tra i mercati asiatici, stamane, Tokyo ha terminato in calo dell’1,9%, mentre Shanghai oscilla sulla parità e Hong Kong avanza dello 0,7% in scia alla notizia che diverse società cinesi quotate al NYSE non rischiano più il delisting.
Il sentiment degli investitori questa settimana è stato appesantito dai commenti del presidente della Fed Jerome Powell e da quello della Bce Christine Lagarde, che hanno smorzato le speranze di una svolta più accomodante nella politica monetaria nel 2023.
Entrambi gli istituti centrali, infatti, hanno sottolineato la necessità di ulteriori aumenti dei tassi di interesse, alla luce della revisione al rialzo delle prospettive di inflazione e nonostante il rischio recessione.
In particolare, Francoforte ritiene che i tassi di interesse debbano ancora aumentare in misura significativa a un ritmo costante per raggiungere livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un ritorno tempestivo dei prezzi all’obiettivo del 2% nel medio termine.
Inoltre, a partire dagli inizi di marzo 2023, il portafoglio del Programma di Acquisto di Attività (PAA) sarà ridotto a un ritmo misurato e prevedibile, in quanto l’Eurosistema reinvestirà solo in parte il capitale rimborsato sui titoli in scadenza.
Il ritmo di tale riduzione sarà pari in media a 15 miliardi di euro al mese sino alla fine del secondo trimestre del 2023 e verrà poi determinato nel corso del tempo.
Sul fronte macro, l’agenda di oggi prevede la stima preliminare di dicembre degli indici Pmi manifatturiero, servizi e composito di Francia, Germania, Eurozona, Regno Unito e Stati Uniti, oltre alla lettura finale di novembre dell’inflazione nell’Eurozona e in Italia.