Mercati asiatici – Seduta di vendite senza eccezioni

Seduta di vendite per i principali listini asiatici, dopo la chiusura negativa di Wall Street sulla scia dei solidi dati macroeconomici che hanno riacceso le preoccupazioni sul mantenimento di un atteggiamento aggressivo sui tassi da parte della Federal Reserve.

Shanghai, Shenzhen e Hong Kong cedono lo 0,5%, mentre in Giappone il Nikkei retrocede dell’1% e il Topix dello 0,5%. Fa peggio la Corea del Sud con un -1,8%.

Gli ultimi dati macroeconomici provenienti dagli Usa sembrano confermare la tesi della Fed secondo cui l’economia americana è abbastanza robusta da sostenere una politica monetaria restrittiva.

Le richieste di disoccupazione iniziali sono aumentate meno del previsto nella settimana terminata il 17 dicembre, sottolineando la forza del mercato del lavoro. Il prodotto interno lordo del terzo trimestre è stato rivisto al 3,2% – rispetto a un aumento del 2,9% precedentemente riportato – sulla base di una spesa più solida.

Nel frattempo, crescono anche i timori che gli investitori giapponesi possano essere persuasi a portare a casa alcuni dei trilioni di dollari che hanno allocato in azioni e obbligazioni estere mentre lo yen e i rendimenti delle obbligazioni locali aumentano sulla scia dell’improvvisa mossa aggressiva di questa settimana dalla Banca del Giappone.

Rimanendo nel paese asiatico, l’agenda macro locale ha riportato che a novembre l’indice dei prezzi al consumo è aumentato del 3,8% su base annua, in accelerazione rispetto al +3,7% di ottobre e di poco inferiore alle attese degli analisti (+3,9%). Al netto dei prezzi relativi a cibi freschi e alle componenti più volatili, l’indicatore ha registrato +3,7%, in linea con il consensus e di poco superiore alla rilevazione del mese precedente (+3,6%).

Sul forex, il cambio euro/dollaro sale a quota 1,064 mentre il cambio tra il biglietto verde e lo yen si porta in area 132,6. Tra le materie prime, il petrolio è in rialzo con il Brent (+1,6%) a 82,3 dollari e il Wti (+1,2%) a 78,4 dollari al barile, con la Russia che ha affermato che potrebbe tagliare la produzione di greggio in risposta al tetto massimo imposto dal G7 alle sue esportazioni, evidenziando i rischi per le forniture globali nel nuovo anno.

Il tutto dopo che ieri a Wall Street il Nasdaq ha ceduto il 2,2%, seguito dallo S&P500 (-1,4%) e dal Dow Jones (-1%).