Wall Street reagisce ad una partenza negativa che spinge inizialmente gli indici oltre l’uno per cento di discesa. Grazie anche ai pochi volumi scambiati, i listini riducono le perdite nell’ultima ora di contrattazioni fino ad un decimo di punto percentuale per il Nasdaq, a due sia per il Dow Jones che lo S&P500, ed a tre per il Russell 2000.
Il 2022 cala il sipario su un anno complicato per i listini domestici, il peggiore dal 2008 con il Dow Jones che cede il nove per cento, lo S&P500 il 19,5% ed il Nasdaq il 33%.
E’ proprio il listino tecnologico il più sofferente con alcuni pesi massimi che hanno sensibilmente decurtato la loro capitalizzazione. Gli esempi più eclatanti sono Tesla (-65%), Amazon (-50%) e Apple (-27%).
VIX in rialzo dell’uno per cento a 21,65 punti.
Gennaio fornirà sicuramente indicazioni sull’andamento dei listini americani nel 2023 minacciati dai timori di recessione, il persistere dell’inflazione e la diminuzione degli utili aziendali.
Sul mercato obbligazionario riprendono a salire i rendimenti sulla parte lunga della curva dei tassi di interesse con il decennale governativo (Tbond) che guadagna quattro punti base al 3,88%.
Anche il petrolio rialza la testa e beneficia delle tensioni europee nel tentativo di imporre un price-cap al greggio esportato dalla Russia. L’oro nero guadagna il 2,6% salendo oltre gli 80 dollari al barile, per la prima volta dagli inizi di dicembre.
Seduta incolore per i due principali metalli preziosi – oro ed argento – con il metallo più nobile che chiude invariato, mentre l’argento cede mezzo punto percentuale. Brillante, al contrario il platino (+2%).
Sul mercato valutario, il dollaro si indebolisce con decisione forse vittima anche degli scarsi volumi festivi. La valuta statunitense scivola fino a 1,07 nei confronti della moneta unica, 131 rispetto allo yen giapponese e 68 contro il rublo russo.