Mediobanca – Utile netto record a 555,1 mln (+5,6%) nel 1H 2022-23

Mediobanca chiude il 1H 2022-23 con un utile record di 555,1 milioni (+5,6% a/a).

La crescita sostenuta dei ricavi (+13,6% a 1.658,5 milioni) ha visto il positivo apporto di tutte le divisioni (Wealth Management: +11,9%, Consumer: +6,7%, CIB: +20,3%, Insurance: stabile).

Il margine di interesse cresce del 14,9% a 842,9 milioni con una apprezzabile
accelerazione nell’ultimo trimestre (446,6 milioni) supportato dalla decisa crescita dei tassi che ha avuto un limitato impatto sul costo della raccolta, favorendo così la crescita dei volumi creditizi.

Le commissioni nette crescono del 6,5% a 472,1 milioni.

I proventi dell’attività di negoziazione balzano a 148,1 milioni (+52,7% a/a) di cui la metà dal portafoglio proprietario (73,3 milioni) favorito dal buon posizionamento del trading book che compensa l’assenza di realizzi sui titoli banking (condizionati dal calo delle valorizzazioni). In crescita l’attività con clientela (+34% a 62 milioni) trainata dall’interesse per i prodotti Fixed Income (18,4 milioni) con il comparto azionario che conferma i brillanti risultati dello scorso anno (43,6 milioni).

L’apporto di Assicurazioni Generali salda a 194,4 milioni (186,5 milioni lo scorso anno) dopo un andamento molto positivo della Compagnia nell’ultimo trimestre (107,8 milioni) favorito dal rialzo dei tassi.

I costi di struttura aumentano del 9,1% a 690,9 milioni.

L’incremento delle rettifiche su crediti a 156,4 milioni vs 137,3 milioni è imputabile ai maggiori volumi, con un costo del rischio di Gruppo contenuto a 59bps.

L’utile del semestre aumenta del 6% a 555,1 milioni, dopo aver contabilizzato rettifiche nette su altre attività finanziarie per 22,7 milioni, riferibili principalmente alla valorizzazione al fair value di fine dicembre dei fondi, per i prodotti di credito; altre partite per 38,1 milioni, di cui 25 relativi alla quota versata al Fondo di Tutela dei Depositi e 8 milioni di accantonamenti al fondo rischi.

Gli impieghi verso la clientela aumentano da 51,7 a 53,6 miliardi (+3,7%) trainati principalmente dai buoni andamenti di Wealth Management (+7,4%, da 15,3 a 16,4 miliardi), Consumer (+2,9%, da 13,8 a 14,1 miliardi) e Corporate and Investment Banking (+2,7%, da 20,7 a 21,3 miliardi).

Le attività deteriorate lorde saldano a 1.304,1 milioni (2,4% degli impieghi lordi) in calo rispetto al giugno 2022 (1.327,3 milioni) grazie al piano di dismissioni del leasing ed un flusso molto contenuto di ingressi. Le attività deteriorate nette si riducono da 384,4 a 349,6 milioni con sofferenze nette che restano contenute a 45,7 milioni.

La raccolta salda a 62 miliardi e le Total Financial Assets (TFA) saldano a 83,2 miliardi, in crescita di 3 miliardi nel semestre principalmente nella raccolta indiretta.

La base patrimoniale si conferma elevata: indice CET1 phase-in al 15,1%, stabile nel
2^ trimestre. Il calo da giugno (-55bps vs giugno) riflette la crescita profittevole degli
attivi (circa -30bps) e un aggravio regolamentare sul portafoglio large corporate già
contabilizzato a sett.22 (circa 1,5mld di maggiori RWA o -45bps di CET1, destinato a
rientrare con l’avvio di Basilea IV nel gennaio 2025).

L’indice include un cash dividend pay-out pari al 70% dell’utile netto riportato.

Il CET1 fully loaded si attesta al 14,0% (14,5% a giugno 2022).

Il management si attende per l’intero esercizio 2022-23:

  • una perdurante crescita dei ricavi, trainata da una stimata maggiore contribuzione del margine di interesse e tenuta delle commissioni;
  • crescita del risultato operativo alimentato dall’efficienza operativa (cost/income al 45%) e dal costo del rischio atteso ancora basso, in linea con il primo semestre;
  • Coefficienti patrimoniali elevati, visibili nell’evoluzione e in crescita rispetto a dicembre 22, in grado di sostenere crescita e remunerazione solida degli azionisti;
    Conferma del cash pay-out pari al 70%;
  • Raggiungimento dei target di Piano 2023, malgrado il contesto operativo degli ultimi 3 anni (COVID-19, conflitto russo-ucraino e spinte inflattive) a conferma dell’efficacia del modello di business del Gruppo, capace di crescere in qualunque scenario macroeconomico.