Mercati asiatici – Prevalgono i segni meno, ma Cina in controtendenza

Seduta caratterizzata dalla prevalenza dei segni meno per i principali listini asiatici dopo la chiusura debole di Wall Street, tra i timori di ulteriori strette monetarie da parte delle banche centrali.

In Cina, Shanghai guadagna lo 0,7% e Shenzhen l’1%, mentre Hong Kong flette dello 0,5%. In rosso anche il Giappone con Nikkei a -0,9% e Topix a -0,5%.

Il sentiment degli operatori è stato appesantito dai commenti di diversi membri della Federal Reserve che hanno ribadito la necessità di alzare ulteriormente i tassi di interesse, smorzando parzialmente l’ottimismo che ha sostenuto il rally di inizio anno.

Dopo i solidi dati sul mercato del lavoro Usa diffusi la scorsa settimana, si fa strada l’idea che la banca centrale possa aumentare i tassi su livelli superiori a quanto anticipato e i dati sui prezzi al consumo rappresenteranno un test importante per il mercato.

Il focus degli operatori è quindi rivolto sul report dell’inflazione Usa in programma mercoledì 15 febbraio, in un clima che vede affievolirsi la fiducia nella capacità dell’economia di resistere a ulteriori strette del costo del denaro.

Tornando in Asia, domani il Governo giapponese annuncerà ufficialmente la nomina del nuovo governatore della Bank of Japan, Kazuo Ueda. Per il momento, Ueda sembra essere più aggressivo dell’attuale governatore accomodante Haruhiko Kuroda, secondo Yujiro Goto, capo della strategia di cambio di Nomura Holdings.

Sul forex, l’euro/dollaro oscilla in area 1,068 mentre il cambio tra biglietto verde e lo yen risale a 132,2. Tra le materie prime, il petrolio muove in ribasso con il Brent a 85,7 dollari (-0,9%) e il Wti a 78,9 dollari al barile (-1%), in scia all’impennata di venerdì dopo che la Russia ha dichiarato che il mese prossimo taglierà la produzione di 500.000 barili al giorno.

Il tutto dopo che venerdì a Wall Street il Nasdaq ha ceduto lo 0,6%, mentre lo S&P500 ha guadagnato lo 0,2% e il Dow Jones lo 0,5%.