Nel 2022, doValue ha registrato Ricavi Lordi in calo a/a del 2,4% a 558,2 milioni (+1,5% escludendo Sareb).
I Ricavi di Servicing, diminuiscono del 3,5% a 510,2 milioni, principalmente per la performance negativa della regione Iberica (in diminuzione del 29,8%, dovuta all’uscita del portafoglio Sareb) e dal rallentamento dell’attività in Italia (in calo dell’1,1%), parzialmente compensato da una forte performance nella Regione Ellenica (+14,9%). Escludendo Sareb, i Ricavi di Servicing sono cresciuti dello 0,6% su base annua.
I Ricavi da Co-investimento si sono attestati a €1,5 milioni (vs 8,8 milioni del 2021), a causa del capital gain legato alla rivendita delle note Relais e Messico registrate rispettivamente nel primo e nel quarto trimestre 2021.
Il contributo dei Ricavi da Prodotti Ancillari è pari a 46,6 milioni (+34,7% a/a). Più in generale, i ricavi comprendono vari servizi forniti dal Gruppo (servizi di gestione di
dati, servizi di due diligence, servizi di master servicing e structuring, servizi legali, servizi immobiliari e servizi di advisory), principalmente nel mercato italiano e greco.
Le commissioni di outsourcing sono diminuite sia in termini assoluti (-11,8%) sia in percentuale sui ricavi lordi (dall’11,5% del 2021 al 10,4% del 2022), riflettendo in parte un diverso mix di ricavi ma anche l’insourcing di alcuni processi aziendali, in particolare in Italia, che permette di utilizzare efficientemente la capacità disponibile all’interno
dell’organico esistente.
I Ricavi Netti sono scesi dell’1,2% a 500,4 milioni (escludendo Sareb, i ricavi netti sono cresciuti del 2,6% su base annua).
I Costi Operativi si sono ridotti dell’1,7% a 301,7 milioni, rimanendo stabili come percentuale dei Ricavi lordi al 54%.
L’Ebitda esclusi gli elementi non ricorrenti registra un aumento pari al 0,4% a 201,7 milioni, con un aumento del margine di 1,0 p.p. al 36,1%. Escludendo Sareb, l’Ebitda al netto degli elementi non ricorrenti è cresciuto dell’11,5% a/a; includendo gli elementi non ricorrenti, l’Ebitda si è mantenuto sostanzialmente stabile a 198,7 milioni, Gli elementi non ricorrenti sopra l’Ebitda, pari a €3,0 milioni nel 2022, sono principalmente legati a costi di consulenze M&A.
L’Utile Netto inclusi gli elementi non ricorrenti è pari a 16,5 milioni, rispetto ai 23,7 milioni del 2021, un calo da attribuirsi principalmente all’impatto negativo dell’earn-out dovuto da doValue a Eurobank in relazione all’acquisizione di doValue Greece, oltre a maggiori imposte, parzialmente compensate dalla crescita dell’Ebitda, da minori D&A, minori accantonamenti per rischi e oneri e minori spese per interessi.
Esclusi gli elementi non ricorrenti, l’Utile Netto è pari a 50,6 milioni, rispetto ai 50,7 milioni del 2021. Gli elementi non ricorrenti riportati sotto l’Ebitda si riferiscono principalmente all’earn-out dovuto da doValue a Eurobank in relazione all’acquisizione di doValue Greece, agli accantonamenti per piani di incentivazione al prepensionamento e ad un contenzioso di natura operativa parzialmente compensati dall’erogazione di un rimborso assicurativo.
Al 31 dicembre 2022, il Gross Book Value era pari a 120,5 miliardi, in calo del 19,4% rispetto a fine 2021 (-5,1% escludendo il portafoglio Sareb di 20,7 miliardi).
Nel 2022 il Gruppo si è aggiudicato circa 7,4 miliardi di nuovi mandati (parzialmente non ancora on-boarded al 31 dicembre 2022), di cui 3,0 miliardi in Italia, 3,9 miliardi nella Regione Ellenica e 540 milioni in Spagna.
I nuovi mandati, insieme ai 3,8 miliardi di forward flows ricevuti nel 2022, rappresentano 11,2 miliardi di GBV addizionale. In aggiunta, tenendo conto dei 450 milioni di Project Virgo e dei 630 milioni di Project Souq in Grecia (cessioni di NPL sul mercato secondario rispettivamente dai portafoglio Frontier e Cairo, dove doValue ha mantenuto il contratto
di servicing) il totale GBV aggiudicato nel 2022 è di 12,3 milioni.
In linea con la politica dei dividendi approvata nel Piano Industriale 2022-2024, doValue prevede di distribuire un dividendo per azione di 0,60 euro per il 2022 (previa approvazione del Cda e degli Azionisti), che rappresenta una crescita del 20% sull’anno precedente.
L’outlook 2023 evidenzia una pipeline di mandati di servicing a breve e medio termine per un totale di 52 miliardi in Sud Europa, un livello crediti Stage 2 elevato in un contesto in cui i default rate sono previsti aumentare, a cui si aggiunge la generazione di ulteriori NPE in relazione agli andamenti macroeconomici avversi.