Mercati Usa – Previsto avvio in rosso dopo ultimi dati economici

I futures sull’azionario Usa cedono l’1,5-2%, preannunciando una partenza in rosso a Wall Street dopo l’ultima serie di dati economici e in un clima ancora appesantito dai tumulti nel settore bancario.

Chiusura in rialzo ieri per i principali indici americani, che hanno recuperato terreno favoriti anche dal rallentamento dell’inflazione Usa a febbraio in linea alle attese. Il Nasdaq ha guadagnato il 2,1%, lo S&P 500 l’1,6% e il Dow Jones l’1,1%.

Il sentiment dei mercati resta fragile a causa delle turbolenze che stanno coinvolgendo il settore finanziario americano, accentuate in Europa dai nuovi tumulti che riguardano Credit Suisse e dopo che Moody’s ha tagliato l’outlook sul sistema bancario Usa.

In particolare, la banca svizzera crolla di oltre il 20% a Zurigo dopo che il principale azionista Saudi National Bank ha escluso ulteriori investimenti, mentre i credit default swap si avvicinano verso la quota critica di 1.000.

Il rinnovato nervosismo nel settore bancario rischia di complicare il compito delle banche centrali, ancora alle prese con l’elevata inflazione ma dovendo assicurare al contempo la stabilità del sistema finanziario.

Domani la Bce dovrebbe alzare i tassi di interesse di mezzo punto percentuale, mentre gli operatori sono tornati a scontare una stretta da 25 punti base nel meeting del Fomc della prossima settimana.

Sul fronte macro, i prezzi alla produzione negli Usa sono diminuiti a sorpresa a febbraio, registrando un calo dello 0,1% su base mensile rispetto al +0,3% previsto dal consensus e della rilevazione precedente (rivista da +0,7%).

Su base annua, il dato ha segnato un incremento del 4,6%, inferiore al 5,4% stimato dagli analisti e al +5,7% di gennaio (rivisto da +6%), mentre l’indice core è rimasto invariato su base mensile e cresciuto del 4,4% rispetto a un anno fa.

Infine, le vendite al dettaglio lo scorso mese hanno evidenziato una contrazione dello 0,4% su base mensile, in linea alle previsioni degli analisti e invertendo la rotta rispetto all’incremento del 3,2% di gennaio.