Italian Design Brands, polo italiano dell’arredo e del design di alta qualità, fissa, nell’ambito dell’ipo, il prezzo delle azioni a 10,88 euro, per una capitalizzazione post offerta di 293 milioni.
Alla determinazione del prezzo di offerta, che attribuisce alla società un equity value, prima degli aumenti di capitale, pari a 220 milioni, si è pervenuti considerando i risultati e le prospettive di sviluppo del gruppo nell’esercizio in corso e in quelli successivi, tenuto conto: delle condizioni di mercato, delle risultanze dell’attività di investor education effettuata presso investitori istituzionali; e del valore del capitale economico della società concordato dalle parti nell’ambito dell’accordo di investimento con Tamburi Investment Partners.
L’offerta avrà ad oggetto 6.433.823 azioni di nuova emissione per un controvalore, comprensivo dell’eventuale sovrapprezzo, di circa 70 milioni rivenienti da un aumento di capitale con esclusione del diritto di opzione (aumento di capitale di mercato).
Inoltre verranno emesse 275.735 azioni nell’ambito di un aumento di capitale riservato ad alcuni azionisti / imprenditori di alcune società controllate dall’emittente che hanno assunto un impegno di acquisto al prezzo di offerta (aumento di capitale riservato).
È anche prevista la concessione da parte di azionisti della società ai joint global coordinators Citigroup ed Equita di un’opzione greenshoe per massime 965.074 azioni, pari a circa 15% del numero massimo di azioni oggetto dell’offerta.
In caso di integrale esecuzione dell’aumento di capitale di mercato e di esercizio integrale dell’opzione greenshoe, l’offerta avrà ad oggetto complessivamente 7.398.897 azioni, corrispondenti al 27,5% del capitale a seguito degli aumenti di capitale.
I proventi derivanti dall’aumento di capitale di mercato saranno utilizzati dalla società, tra l’altro, per supportare l’attuazione dei propri obiettivi strategici.
L’avvio dell’offerta resta soggetto all’ottenimento delle approvazioni richieste da parte di Borsa Italiana e Consob.
Si prevede, infine, l’assunzione degli usuali impegni di lock-up nei confronti dei joint global coordinators, efficaci per un periodo di tempo predeterminato dopo l’offerta, in linea con la prassi di mercato e soggetti alle consuete eccezioni e possibilità di rinuncia da parte degli stessi.