Il Cda di Giglio Group conferma “la propria fiducia” nel piano industriale elaborato ed approvato lo scorso 30 marzo, oggetto di analisi da parte di una primaria società di consulenza, spiega una nota.
Inoltre, ritiene che la decisione della società di revisione BDO Italia di non esprimere un giudizio sul bilancio 2022 (asserendo di non essere stata in grado di “acquisire elementi probativi sufficienti ed appropriati su cui basare il […] giudizio sul bilancio”) “sia gravemente erronea ed in violazione, quindi, dell’incarico professionale di revisione contabile”.
Il CdA ritiene “erroneo il rilievo della Società di Revisione concernente la ‘ragionevolezza delle assunzioni poste alla base del nuovo Piano Industriale 2023-2027’, rispetto alle quali la società di revisione ha rappresentato di aver ‘rilevato plurime incertezze riguardanti’, anzitutto, ‘i tassi di crescita previsti per i ricavi, che sono superiori di circa un terzo rispetto a quelli previsti per il mercato di riferimento anche attraverso l’incremento e la rotazione del portafoglio brand, che si ipotizzano fortemente incrementati rispetto all’esperienza storica’”.
Al riguardo, la società ha provveduto “ad acquisire un’analisi indipendente da parte dell’Advisor, nella quale non sono state evidenziate criticità di livello alto (in una scala basso-medio-alto) in relazione alle assunzioni alla base del Business Plan, tali da compromettere l’attendibilità o implicare l’irragionevolezza delle suddette assunzioni”.
Il CdA ritiene, inoltre, “erroneo il rilievo della Società di Revisione per cui l’analisi del Piano Industriale avrebbe evidenziato altresì una ‘incertezza’ in merito alla ‘determinazione dei costi operativi, che è parametrata all’ipotesi di incremento dei ricavi e non alle variabili autonome che li determinano'”.
Sul punto, Giglio Group ricorda che “la società, fin dalla redazione del piano quinquennale del 2019, si è dotata di un modello di rilevazione dei costi variabili diretti calcolato come percentuale dei ricavi. Gli altri costi fissi quali costo del personale e ammortamenti, sono calcolati in modo puntuale”.
Il Consiglio, “a definitiva conferma dell’erroneità dei rilievi mossi dalla Società di Revisione
circa le ‘assunzioni poste alla base del nuovo Piano Industriale’ osserva che Giglio Group
ha effettivamente avviato il punto vendita c.d Caput Mundi (16 marzo 2023) e sottoscritto due importanti nuovi accordi nel maggio 2023 che costituiscono i principali elementi alla base delle suddette assunzioni, risultando pertanto ulteriormente dimostrata l’affidabilità e la piena ragionevolezza di queste ultime”.
Al riguardo, ricorda che “l’imminente sottoscrizione di tali contratti era circostanza rappresentata alla Società di Revisione e, dunque, alla stessa ben nota”.
Da quanto sopra evidenziato discende, con tutta evidenza, aggiunge la società “l’erroneità della decisione della Società di Revisione di non esprimere il proprio giudizio sul bilancio 2022; giudizio che, come risulta dalla lettura delle Relazioni della Società di Revisione, è stato motivato in considerazione:
- delle incertezze evidenziate dalla Società di Revisione in merito all’utilizzo, da parte degli
Amministratori di Giglio Group, del ‘presupposto della continuità aziendale, pur in presenza delle significative incertezze da essi descritte’, adottato dai medesimi Amministratori in quanto ‘confidenti nel raggiungimento dei risultati previsti nel nuovo Piano Industriale’; - dell’iscrizione, nel bilancio consolidato, di ‘un avviamento pari ad Euro 13.353 migliaia’,
avvalorato da un “Impairment Test sviluppato da un consulente e approvato dagli
Amministratori […] che non ha evidenziato perdite durevoli di valore, [che] si è basato sui dati rivenienti dal nuovo Piano Industriale 2023-2027 le cui limitazioni [sopra smentite] sono state sopra evidenziate e che si estendono all’Impairment Test stesso'”.
Il CdA ritiene inoltre di dover evidenziare “la manifesta erroneità anche degli altri due rilievi alla luce dei quali la Società di Revisione – con specifico riferimento al solo bilancio consolidato di Giglio Group al 31 dicembre 2022 – ha motivato la propria decisione di non esprimere un giudizio:
- quanto al rilievo riguardante la ‘voce Rimanenze di Magazzino, pari a Euro 1.559 migliaia’ si evidenzia la contraddittorietà di tale rilievo rispetto a quanto emerso nell’ambito delle attività di revisione, nel corso delle quali (anche in occasione dei numerosi incontri intercorsi con i revisori) la società ha sempre provveduto a riscontrare puntualmente tutte le richieste di volta in volta trasmesse dalla Società di Revisione in merito all’accertamento della consistenza delle rimanenze;
- quanto al rilievo concernente la ‘voce Attività Immateriali, pari a Euro 2.083 migliaia’
rispetto alla quale la Società di Revisione ha rappresentato che ‘risultano iscritti costi
capitalizzati per circa Euro 220 migliaia, riferibili a miglioramenti delle piattaforme multiutenti della controllata E-Commerce Outsourcing S.r.l., per i quali non abbiamo ottenuto elementi probativi adeguati e sufficienti che ci permettessero di esprimerci sulla corretta capitalizzazione’, si rammenta che il Gruppo ha sostenuto internamente costi di sviluppo per l’implementazione e l’integrazione delle piattaforme informatiche che sono stati capitalizzati come immobilizzazioni immateriali a fronte di un già rilevante portafoglio ordini contrattualizzati e di una pipeline di brand in contrattazione molto folta. Alla luce di quanto sopra menzionato, il Gruppo inizierà ad ammortizzare tali immobilizzazioni immateriali non appena l’integrazione delle piattaforme potrà sortire i propri effetti e comunque dal 1 gennaio 2023″.
Il CdA ritiene infine “sintomatica del fatto che la Società di Revisione abbia condotto il proprio incarico in evidente violazione dei canoni di diligenza professionale su di essa gravanti, l’affermazione secondo cui l’importo dei debiti nei confronti dei fornitori scaduti da oltre 60 giorni è pari a, livello consolidato, a euro 4.898.000”.
Tale affermazione, afferma Giglio Group, “risulta, infatti, palesemente erronea in quanto non tiene conto che da tale importo lordo dei debiti scaduti verso fornitori devono essere detratti i pagamenti (non associati nello scadenziario) dei crediti verso gli stessi nominativi con posizioni aperte (c.d.netting), al netto dei quali l’ammontare dello scaduto oltre 60 giorni è pari, a livello consolidato, a euro 1.456.000”.