Il gruppo Intesa archivia il primo semestre 2023 con un utile netto in crescita su base annua dell’80% a 4,2 miliardi, trainato dagli interessi netti e atteso superare i 7 miliardi nell’intero anno corrente.
Nettamente positive le dinamiche dei principali aggregati reddituali, con il risultato corrente lordo aumentato del 61% e il risultato della gestione operativa in progresso del 28,5%, dinamiche che hanno beneficiato anche di proventi operativi netti in un aumento del 15,3% e del contenimento dei costi operativi (+0,9% a/a).
Il costo del rischio nel primo semestre 2023 annualizzato è pari a 25 centesimi di punto (da 70 nel 2022, 30 se si escludono gli stanziamenti per l’esposizione a Russia e Ucraina, per overlay e per favorire il de-risking, al netto del rilascio a valere sulle rettifiche generiche effettuate nel 2020 per i futuri impatti di COVID-19), con un ammontare di overlay pari a 0,9 miliardi.
Dal lato della qualità del credito lo stock di crediti deteriorati a fine giugno 2023 rispetto a fine dicembre 2022 diminuisce del 3,6% al netto delle rettifiche di valore e del 2,5% al lordo. L’incidenza dei crediti deteriorati sui crediti complessivi è pari all’1,2% al netto delle
rettifiche di valore e al 2,3% al lordo.
Considerando la metodologia adottata dall’EBA, l’incidenza dei crediti deteriorati è pari all’ 1% al netto delle rettifiche di valore e all’1,9% al lordo.
Elevati i livelli di copertura dei crediti deteriorati, con livello di copertura specifica dei crediti deteriorati al 49% a fine giugno 2023 e una copertura specifica della componente costituita dalle sofferenze al 68,2%. Robusto buffer di riserva sui crediti in bonis, pari allo 0,6% a fine giugno 2023.
La patrimonializzazione è decisamente molto solida, con coefficienti patrimoniali su livelli largamente superiori ai requisiti normativi: al 30 giugno 2023, deducendo dal capitale circa 3 miliardi di dividendi maturati nel primo semestre, il Common Equity Tier 1 ratio a regime è risultato pari al 13,7% senza considerare circa 120 centesimi di punto di beneficio derivante dall’assorbimento delle imposte differite attive (DTA), di cui circa 30 nell’orizzonte
compreso tra il terzo trimestre 2023 e il 2025, rispetto a un requisito SREP – comprensivo di Capital Conservation Buffer, O-SII Buffer e Countercyclical Capital Buffer – da rispettare
nel 2023 pari all’ 8,95%.
L’attuazione del piano di impresa 2022-2025 procede a pieno ritmo, con prospettive di utile netto per il 2024 e 2025 superiori a quelle previste per il 2023.
(seguono approfondimenti)