Mercati asiatici – Tonici tra i segnali positivi su inflazione e nuovi stimoli

Seduta tonica per i principali listini asiatici dopo la chiusura positiva di venerdì a Wall Street.

In Cina, Shanghai avanza dello 0,3% e Shenzhen dello 0,7%, ancora meglio Hong Kong (+1,2%) e il Giappone Nikkei e Topix, entrambi +1,4%.

Oltreoceano, il Nasdaq ha segnato un rialzo dell’1,9%, S&P500 dell’1% e il Dow Jones dello 0,5%.

Nel complesso, il sentiment beneficia in primis dei nuovi segnali di rallentamento dell’inflazione mentre restano sotto i riflettori le decisioni delle banche centrali.

I mercati hanno infatti accolto positivamente il deflatore PCE statunitense, una delle misure più utilizzate al fine di misurare le pressioni inflazionistiche, che ha visto a giugno un rallentamento in linea con le attese a +3% su base annua dal +3,8% di maggio.

A ciò si aggiungono le parole del presidente della Federal Reserve di Minneapolis, Neel Kashkari, il quale ha descritto le prospettive sull’inflazione come “abbastanza positive”, nonostante la possibilità di perdite di posti di lavoro e di una crescita più lenta.

Resta l’attenzione anche sulla Bank of Japan che ha annunciato acquisti non programmati di obbligazioni dopo aver lasciato venerdì il margine di tolleranza per il rendimento dei titoli di Stato a 10 anni allo 0,5%, precisando comunque che sarà impiegato come “riferimento, non come limite rigido”.

Ciò apre la strada potenzialmente a una futura normalizzazione della politica monetaria da parte dell’istituto nipponico, con implicazioni per un’ampia gamma di asset globali fortemente esposti alle risorse finanziarie giapponesi.

Infine, gli investitori rimangono ottimismi sugli ulteriori sforzi del governo cinese per sostenere l’economia, compreso un piano per potenziare le industrie di beni di consumo e misure per favorire le piccole imprese nell’accesso ai fondi.

Sul forex, l’euro/dollaro oscilla in area 1,101 mentre il cambio tra biglietto verde e lo yen risale a quota 141,8. Tra le materie prime, petrolio in frazionale ribasso con il Brent (-0,4%) a 84,1 dollari e il Wti (-0,4%) a 80,3 dollari al barile.