Mercati – Eurolistini ancora negativi, Milano perde lo 0,9%

Prosegue negativa, anche se in leggero miglioramento, la seduta delle borse europee, mentre gli indici di Wall Street scambiano in rosso, con gli investitori che restano intenti a monitorare le mosse delle banche centrali e l’agenda macroeconomica.

A Milano, il Ftse Mib perde lo 0,9% a 28.878 punti, negativo come il Dax di Francoforte (-1,1%), il Cac 40 di Parigi (-1%), il Ftse 100 di Londra (-0,7%) e l’Ibex35 di Madrid (-0,3%).

Oltreoceano, lo S&P500 perde lo 0,5%, seguito dal Dow Jones (-0,4%) e dal Nasdaq (-0,3%).

Oggi la Bank of England ha aumentato i tassi di riferimento (bank rate) di un quarto di punto portandoli al 5,25%, come da attese.

In una nota, la banca centrale inglese spiega che i rischi sull’inflazione sono “ancora inclinati al rialzo”, anche se in misura minore rispetto allo scenario del maggio scorso. Tuttavia, essi riflettono la possibilità che gli effetti della politica monetaria restrittiva di Londra richiedano più tempo di quanto previsto per manifestarsi completamente sui salari e sui prezzi al consumo.

A seguito dell’ennesimo rialzo da parte della BoE, e dei primi segni di cedimento da parte dell’inflazione inglese, i traders scommetto che il tasso di riferimento possa raggiungere il picco del 5,7% entro l’inizio del prossimo anno. Solo un mese fa, l’attesa era per un tasso massimo del 6,5%.

Sui mercati continua intanto a pesare il dowgrande di Fitch sul debito Usa di un notch, ovvero da AAA ad AA+.

Le motivazioni riportate dall’agenzia di rating citano “un’erosione della governance che si è manifestata nello stallo sull’innalzamento del debito pubblico (fra Casa Bianca e Repubblicani) risolto solo all’ultimo minuto” e un “deterioramento fiscale previsto nei prossimi tre anni”.

Quindi, secondo Fitch, gli Stati Uniti non possiedono più la “massima affidabilità creditizia”, ma “un rischio di insolvenza molto basso”.

Dopo la revisione di S&P nel 2011 e quella di Fitch, gli Usa si mantengono AAA solo per Moody’s.

Restando negli Stati Uniti, ma dal lato macro, è intanto emerso che a luglio il dato finale dell’indice Pmi Servizi degli Stati Uniti si è attestato a 52,3 punti, leggermente al di sotto del dato preliminare e del consensus, entrambi a 52,4 punti. A giugno il dato finale era pari a 54,4 punti.

L’indice finale Pmi Composito si è attestato a 52 punti, in linea con la rilevazione preliminare e il consensus. Il dato di giugno era pari a 53,2 punti.

Inoltre, nella settimana che si è conclusa il 29 luglio le richieste di sussidi di disoccupazione sono risultate pari a 227mila unità, un dato in leggero aumento rispetto alle 225mila unità del consensus e alle 221mila della rilevazione della settimana precedente.

Il numero totale delle persone richiedenti l’indennità di disoccupazione nella settimana terminata il 22 luglio è stato pari a 1,700 milioni, dato superiore a quello della settimana precedente (1,690 milioni, rivisto da 1,679 milioni), ma inferiore alla stima degli analisti ( 1,705 milioni).

Sul forex, intanto, l’euro/dollaro scende a quota 1,0928, come il cambio tra il biglietto verde e lo yen, che flette a 142,73. Tra le materie prime, le quotazioni del petrolio sono tornate a salire, con il Brent (+0,5%) a 83,64 dollari e il Wti (+0,6%) a 80,11 dollari al barile.

Sull’obbligazionario, lo spread Btp-Bund sale in area 171 punti, con il rendimento del decennale italiano al 4,266%.

Tornando a Piazza Affari, bene Iveco (+1,7%), sulla scia della seduta di ieri, Interpump (+0,5%) ed Eni (+0,4%), mentre arretrano Bper (-4,6%), all’indomani dei conti del primo semestre, Stm (-3,6%) e Telecom (-3,4%), che ha presentato i risultati al 30 giugno.