Seduta in calo per i principali listini asiatici, dopo la chiusura in negativo a Wall Street.
In Cina, Shanghai cede lo 0,4% mentre Shenzhen è invariato; fa peggio Hong Kong che lascia sul terreno l’1,2%. Giù anche il Giappone con Nikkei a -0,6% e Topix a -0,4%.
Chiusura in calo ieri oltreoceano con il Dow Jones che ha ceduto lo 0,5%, lo S&P500 lo 0,8% e il Nasdaq l’1,1%.
Il sentiment resta condizionato dalle preoccupazioni per il recupero dell’economia cinese, alimentate in questi giorni dalle turbolenze del settore immobiliare, nonostante l’intervento della banca centrale del paese, risultato nella più grande iniezione di liquidità nel sistema finanziario dallo scorso febbraio.
Dall’agenda macro è emerso che a luglio il Giappone ha registrato un deficit commerciale inatteso. Le esportazioni sono diminuite per la prima volta in due anni, con una forte diminuzione delle spedizioni verso la Cina. A luglio le esportazioni nipponiche hanno registrato una flessione di 0,3%, contro attese per un incremento dello 0,8% e dopo il +1,5% di giugno. L’import è sceso del 13,5% su anno contro stime per un calo del 14,7%. La bilancia commerciale ha visto un deficit di 78,7 miliardi di yen, contro le attese di un surplus di 47,9 miliardi, dopo l’avanzo di 43,1 miliardi di giugno.
In tema di politica monetaria, secondo i verbali della riunione del 25-26 luglio del Federal Open Market Committee, pubblicati ieri, la maggior parte dei funzionari della Federal Reserve ha segnalato rischi “significativi” di rialzo dell’inflazione, segno che potrebbero essere necessari ulteriori rialzi dei tassi di interesse, proprio quando i dati positivi hanno costretto la banca centrale ad abbandonare la richiesta di recessione.
“La maggior parte dei partecipanti – si legge nei verbali – ha continuato a vedere significativi rischi al rialzo per l’inflazione, che potrebbero richiedere un ulteriore inasprimento della politica monetaria”.
Alcuni partecipanti, tuttavia, hanno esitato ad accettare ulteriori rialzi, temendo che l’inasprimento delle condizioni finanziarie dall’inizio dello scorso anno possa “rivelarsi più sostanziale del previsto”.
Si ricorda che al termine della riunione del 26 luglio, il FOMC aveva alzato il tasso di riferimento a un intervallo compreso tra il 5,25% e il 5,5%, il livello più alto degli ultimi 22 anni.
Sul forex, l’euro/dollaro sale a quota 1,088 e il cambio tra biglietto verde e lo yen scende a 146,3. Tra le materie prime, petrolio in lieve rialzo con il Brent (+0,2%) a 83,6 dollari e il Wti (+0,2%) a 79,5 dollari al barile.