Mercati – Atteso avvio debole per il Vecchio Continente

Attesa partenza debole per le principali borse europee nel giorno della riunione della Bce e all’indomani dell’uscita dei dati sull’inflazione statunitense.

Chiusura poco mosso ieri a Wall Street con il Nasdaq che ha guadagnato lo 0,3% e lo S&P500 lo 0,1%. Il Dow Jones, invece, ha ceduto lo 0,2%.

Sui mercati asiatici, Tokyo ha terminato a +1,5%, Shanghai avanza dello 0,1% e Hong Kong dello +0,3%.

in tema politica monetaria, tra gli investitori prevale un cauto ottimismo secondo cui la Federal Reserve potrebbe sospendere i rialzi del costo del denaro a seguito del rapporto sull’inflazione statunitense che ha visto un indice core dei prezzi al consumo, che esclude i costi alimentari ed energetici, aumentato del 4,3% rispetto a un anno fa, in linea al consensus e segnando il minor progresso in quasi due anni.

Ulteriori segnali e spunti operativi sono attesi oggi dalla riunione della Banca centrale europea e dalla successiva conferenza stampa della presidente Christine Lagarde.

Gli operatori sono dividono tra quanti si aspettano che la Bce oggi effettui il decimo rialzo consecutivo dei tassi perché l’economia sta rallentando ma resta in crescita, e quanti ritengono invece che sia l’ora di fermarsi per non mandare l’Eurozona in recessione.

Sul fronte asiatico, il ministro giapponese Yoshitaka Shindo ha affermato che il governo utilizzerà tutte le politiche di gestione economica a disposizione e ha sottolineato la necessità di forti misure economiche.

Intanto, la pubblicazione di alcuni deboli dati macroeconomici ha alimentato l’aspettativa che la Banca del Giappone dovrà lasciare i tassi di interesse negativi, almeno per il momento.

Dall’agenda macro, occhi ai dati sulle vendite al dettaglio e sui prezzi alla produzione a stelle e strisce.

Tornando a Piazza Affari, da monitorare il settore bancario dopo che la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha risposto sulla questione della tassa sugli extra-profitti delle banche, affermando che si possono fare modifiche a parità di gettito, ovvero “poco meno” di tre miliardi.

La questione è stata sollevata da una lettera indirizzata al governo italiano e firmata dalla presidente della BCE, nella quale viene contestata la destinazione del gettito per il risanamento del bilancio, ma anche la natura dell’imposta che colpirebbe soprattutto i piccoli istituti, quelli con l’attività più focalizzata sui prestiti, e ridurrebbe la possibilità di finanziamenti oltre a minare la fiducia degli investitori.