Debolezza diffusa sulle principali borse asiatiche nonostante la chiusura in frazionale rialzo di ieri a Wall Street.
In Cina, Shanghai e Shenzhen cedono lo 0,2%, più arretrati Hong Kong (-0,8%) e il Giappone, con Nikkei a -0,9% e Topix a -0,4%.
Oltreoceano, il Nasdaq ha terminato a +0,5%, lo S&P500 a +0,4% e il Dow Jones a +0,1%.
Continuano a pesare le turbolenze del settore immobiliare cinese dopo che il gruppo China Evergrande non ha rimborsato un’obbligazione onshore in yuan e gli ex dirigenti sono stati arrestati, alimentando i timori sull’accumulo di nuovi debiti nel comparto e le preoccupazioni sull’andamento della seconda maggiore economia mondiale e quindi sulla crescita globale.
In Giappone, i funzionari della banca centrale del Paese hanno intanto ribadito che gli stimoli sono ancora necessari.
Sempre in tema di politica monetaria, persistono i timori che l’aumento dei prezzi del petrolio alimenti l’inflazione, ostacolando una riduzione dei tassi in tempi brevi. A ciò si aggiungono i commenti hawkish di alcuni funzionari della Federal Reserve.
Infine, negli Usa, gli investitori restano intenti a valutare anche le conseguenze nel caso in cui il Congresso non riuscisse a raggiungere un accordo sulla spesa per l’anno fiscale 2024 al fine di evitare lo shutdown, ovvero la chiusura degli uffici federali, il prossimo 1° ottobre. Moody’s ha intanto avvertito che tale evento avrebbe ripercussioni negative sul rating creditizio dell’America.
Sul forex, l’euro/dollaro ridiscende in area 1,058 mentre il cambio tra biglietto verde e lo yen risale a quota 149,0. Tra le materie prime, petrolio in calo con il Brent (-0,6%) a 91,4 dollari e il Wti (-0,5%) a 89,2 dollari al barile.