Il bilancio consolidato semestrale del Gruppo al 30 giugno 2023 mostra ricavi pari ad 7 mila euro (vs 133 mila euro al 30 giugno 2022) e presenta un margine operativo lordo negativo
per 383 mila euro (negativo per 478 mila euro nel primo semestre 2022).
Il Gruppo ha chiuso il primo semestre dell’esercizio 2023 con un risultato netto in perdita per 435 mila euro (-502 mila euro al 30 giugno 2022).
I numeri riflettono essenzialmente il risultato della Capogruppo, che nel corso del primo semestre 2023 ha sostanzialmente azzerato i propri ricavi, mantenendo i costi operativi minimi legati alla quotazione e alla governance, oltre che sostenendo costi di consulenze, essenzialmente di natura legale connesse all’arbitrato con Fabio Pasquali sulla determinazione del prezzo di acquisizione del 40% delle azioni della partecipata Wealty SA.
Al 30 giugno 2023, dato anche l’apporto non significativo di Wealty SA, il Gruppo presenta una posizione finanziaria netta negativa pari a 437 mila euro (rispetto a 259 mila euro al 31 dicembre 2022, sempre negativa); detta posizione finanziaria netta include la quota residua del prestito obbligazionario convertibile, finora per complessivi 3,45 milioni, già in parte convertito alla data della relazione finanziaria semestrale consolidata per ulteriori 1,88 milioni.
Con riferimento al dispositivo dell’arbitrato relativo al valore della partecipazione pari al 40% detenuta da Fabio Pasquali in Wealty S.A. pervenuto in data 28 settembre 2023 dal collegio arbitrale , con cui la Società è stata condannata al pagamento di 2 milioni, oltre
interessi e spese legali, il Cda ha richiesto un parere al proprio consulente legale
Salvatore Providenti, al fine di valutare la possibilità di instaurare anche un procedimento di impugnazione dello stesso lodo arbitrale a tutela degli interessi della Società di fronte ad un dispositivo che appare suscettibile di svariate fondate censure tenuto conto del processo
decisionale che ha condotto il precedente management dell’allora WM Capital alla sottoscrizione di un contratto di acquisto della suddetta partecipazione palesemente squilibrato nelle condizioni.
Providenti, muovendo dall’esame del Lodo Arbitrale, ha confermato che emergono elementi (da coordinare con la rigorosa normativa applicabile) che potrebbero fondare un’impugnazione del medesimo.
Il Cda, pur in presenza delle incertezze sopra descritte, nonché ai loro possibili impatti sull’attività dell’azienda, rilevanti al fine del mantenimento della continuità aziendale, ritiene che, allo stato sussista una ragionevole aspettativa che il Gruppo e la Società possano fare affidamento su adeguate risorse per continuare l’esistenza operativa in un prevedibile futuro.
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