Mercati asiatici – Debole la Cina alla riaptertura dopo la Golden Week

Seduta debole per i principali listini asiatici, con Giappone, Corea del Sud e Taiwan chiusi per ferie, in scia all’andamento positivo venerdì scorso di Wall Street.

In Cina, che ha riaperto dopo le vacanze della Golden Week, Shanghai e Shenzhen cedono rispettivamente lo 0,5% e lo 0,3%, mentre Hong Kong, la cui sessione mattutina è stata interrotta a causa di un tifone, si attesta al +0,3%.

Oltreoceano, il Nasdaq ha chiuso a +1,6%, seguito dallo S&P500 (+1,2%) e dal Dow Jones (+0,9%).

Il sentiment è appesantito dal conflitto bellico scoppiato nel weekend in Medio Oriente. L’attacco a sorpresa di Hamas contro Israele che ha innescato i timori di uno shock dell’offerta petrolifera.

L’aumento dei prezzi del petrolio potrebbe aumentare le già elevate pressioni inflazionistiche globali con gli investitori che ancora dibattono sulle probabilità di un altro aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve quest’anno.

Il Wall Street Journal ha riferito che funzionari della sicurezza iraniani hanno aiutato Hamas a pianificare il suo attacco contro Israele, che rischia di innescare una ritorsione contro Teheran.

L’Iran è sia un importante produttore di petrolio che un sostenitore di Hamas. Qualsiasi ritorsione contro Teheran potrebbe mettere in pericolo il passaggio delle navi attraverso lo Stretto di Hormuz, un condotto vitale che l’Iran ha precedentemente minacciato di chiudere.

Tornando in Asia, sebbene i dati della Golden Week siano stati incoraggianti, la fiducia in Cina è rimasta fragile. Le entrate turistiche derivanti dalle vacanze sono aumentate su base annua ma sono rimaste solo leggermente al di sopra del livello pre-Covid, suggerendo che il sentiment dei consumatori relativamente attenuato continua a pesare sulla crescita economica del Paese.

Nel frattempo, sul forex, l’euro/dollaro scende a 1,054 e il cambio tra biglietto verde e lo yen a 149,1. Tra le materie prime, petrolio in deciso rialzo con il Brent (+3,3%) a 87,4 dollari e il Wti (+3,7%) a 85,8 dollari al barile.