Nei primi nove mesi del 2023 il gruppo Campari ha riportato vendite nette pari a 2,2 miliardi, in crescita del 9,8%.
Su base organica il progresso è stato del 10,5% “grazie alla dinamica sostenuta dei brand, in particolare degli aperitivi, tequila e premium bourbon, nonché all’effetto prezzo molto positivo in tutto il portafoglio”, spiega la società.
La performance organica nel terzo trimestre (+4,4%) “riflette l’attesa normalizzazione, nonché la base di confronto molto sfavorevole (terzo trimestre 2022: +18,6%, beneficiando del secondo round dell’aumento dei prezzi) e a condizioni meteorologiche avverse nei principali mercati europei, in particolare in Italia”.
L’EBITDA rettificato è stato pari a 601,3 milioni, in crescita del 7,8% (+11,4% a livello organico), corrispondente al 27,3% delle vendite.
Le rettifiche di proventi (oneri) operativi sono state negative per 29,4 milioni, principalmente attribuibili ad accantonamenti legati a iniziative di ristrutturazione, a piani di ritenzione a lungo termine, nonché ad altri costi non ricorrenti riguardanti progetti IT.
L’EBIT rettificato si è attestato a 520,5 milioni, pari al 23,6% delle vendite, in aumento del 5,7%. La crescita organica è stata del 10,8%, generando un incremento della profittabilità di 10 punti base. L’effetto perimetro sull’EBIT rettificato è stato pari a +1,1% (o 5,4 milioni) “guidato dalla decisione di ridurre significativamente le vendite a terzi di Wilderness Trail bourbon”.
L’effetto cambio sull’EBIT rettificato è stato negativo per il 6,1% (pari a –30,1 milioni), “dovuto principalmente all’effetto transazionale del peso messicano che ha penalizzato i costi della tequila, nonché al deprezzamento del dollaro statunitense e del peso argentino”.
L’EBIT (22,3% delle vendite nette) e l’EBITDA (26% delle vendite nette) si sono attestati rispettivamente a 491,1 milioni e 571,9 milioni.
Gli oneri finanziari netti sono stati pari a 50,5 milioni. Escludendo gli oneri prevalentemente non realizzati sui cambi, gli oneri finanziari netti sono stati pari a 38,4 milioni, con un incremento di 24,3 milioni dovuto all’effetto combinato del maggiore livello medio di indebitamento nei primi nove mesi 2023 (1,7 miliardi rispetto a 907,9 milioni nei primi nove mesi 2022), e di un livello medio del costo di debito netto più elevato (3% rispetto a 2,1% dei primi nove mesi 2022).
L’utile di gruppo prima delle imposte rettificato è stato di 473,8 milioni, in calo del 2%.
L’utile gruppo prima delle imposte, rettificato escludendo gli oneri sui cambi prevalentemente non realizzati, si è attestato a 485,9 milioni, in aumento del 2,1%.
L’utile di gruppo prima delle imposte è stato pari a 445,2 milioni.
Sul fronte patrimoniale, l’indebitamento finanziario netto si è attestato a 1,8 miliardi, in aumento di 260,3 milioni rispetto all’anno scorso, “in quanto la generazione di cassa positiva è stata più che compensata principalmente dalle spese pianificate per gli investimenti in capacità produttiva e il pagamento del dividendo (67,5 milioni)”.
“Su base annua, confermiamo la nostra guidance di margine EBIT rettificato stabile in percentuale sulle vendite nette a livello organico nonostante l’attuale macroambiente volatile. Inoltre, prevediamo che il trend negativo del cambio continui, riflettendo l’indebolimento del dollaro statunitense e di altre valute chiave dei mercati emergenti, nonché l’apprezzamento del peso messicano. Nel medio termine, rimaniamo fiduciosi di continuare a realizzare una forte espansione organica del fatturato e dei margini, sfruttando il miglioramento del mix e l’allentamento dell’inflazione dei costi di produzione”, afferma Bob Kunze-Concewitz, AD di Campari.