Durante la fiera Ecomondo, in corso a Rimini e che ospita più di 1500 imprese operanti nei settori della green and circular economy, Assoambiente ha presentato i risultati dello studio “Scarti del riciclo e rifiuti non riciclabili: l’impiantistica di backup fondamentale per l’economia circolare”.
Lo studio evidenzia come seppur in Italia sia decisamente cresciuta la quota di raccolta differenziata, 64% nel 2021 in confronto al 15% nel 2000, risulti ancora la mancanza di impianti di riciclo e di valorizzazione energetica dei materiali non riciclabili.
Secondo gli ultimi dati circa 10 milioni di tonnellate di rifiuti non riciclabili ogni anno sono destinati allo smaltimento in discarica o a essere trasferiti in altri paesi per essere trattati da impianti di recupero energetico, dei 10 milioni circa 5,2 milioni di tonnellate, infatti, avrebbero un potere calorifico tale da generare circa 3,6 milioni di MWh elettrici, sufficiente a soddisfare i consumi di circa 5 milioni di persone. L’attuale impiantistica italiana di recupero energetico genera circa 4,5 MWh elettrici.
Secondo Chicco Testa, presidente di Assoambiente e Consigliere Indipendente di Amministrazione di RES, per raggiungere una gestione dei rifiuti orientata al riciclo sia necessaria un’adeguata rete di strutture in grado di trattare i rifiuti, e che sia prevalentemente costituita da impianti di recupero energetico per favorire sia gli obiettivi della strategia di economia circolare sia i processi di decarbonizzazione.
Tra le società quotate italiane operanti nel recupero e riciclo di rifiuti è presente RES, appunto, a capo di un gruppo che si occupa dell’intero processo della gestione dei rifiuti: dalla selezione al trattamento e alla trasformazione funzionali alla rigenerazione, al riciclo, al recupero energetico e al riutilizzo dei rifiuti come materie prime di produzione, ovvero allo smaltimento degli stessi.
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