Le borse europee si mantengono perlopiù ben intonate in linea con l’andamento di Wall Street.
A Milano, il Ftse Mib guadagna lo 0,9% a 29.650 punti, intorno ai massimi dal 2008, bene come il Dax di Francoforte (+1,1%), l’Ibex35 di Madrid (+0,8%) e il Cac 40 di Parigi (+0,2%). Prosegue debole invece il Ftse 100 di Londra (-0,5%). Oltreoceano, il Nasdaq è in rialzo dello 0,4%, lo S&P500 dello 0,3% e il Dow Jones dello 0,1%.
Il sentiment beneficia dell’aspettativa che la Fed e la maggior parte delle altre banche centrali abbiano concluso la serie di aumenti dei tassi di interesse e che inizieranno a tagliare il costo del denaro l’anno prossimo.
Maggiori indicazioni potrebbero arrivare stasera con la pubblicazione del Beige Book americano, il report redatto dalla Federal Reserve che descrive in maniera sintetica il quadro economico generale degli Stati Uniti.
Nel frattempo l’OCSE ha pubblicato l’outlook economico dal quale emerge che “In assenza di nuovi importanti shock legati ai prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia, l’inflazione globale dovrebbe ritornare a livelli conformi agli obiettivi fissati dalle banche centrali in gran parte delle economie entro fine 2025″.
L’inflazione “globale annuale nella zona Ocse dovrebbe calare progressivamente per stabilirsi rispettivamente al 5,2% e al 3,8 % nel 2024 e 2025, contro il 7% del 2023″ mentre in Italia è attesa scendere dal 4,6% del 2023, al 3,1% del 2024 al 2,5% del 2025.
Per quanto riguarda il PIL, la crescita a livello mondiale dovrebbe rallentare dal 2,9% del 2023 al 2,7% del 2024 prima di risalire al 3% nel 2025. Nella zona euro, il Pil è previsto aumentare dello 0,6% nel 2023, per poi salire dello 0,9% del 2024 e dell’1,5% nel 2025.
L’Italia dovrebbe riportare un +0,7% nel 2024, come stimato per il 2023, e un +1,2% l’anno dopo.
Dall’agenda macro odierna, la seconda lettura preliminare del PIL Usa del terzo trimestre ha evidenziato una crescita del 5,2% su base trimestrale, al di sopra delle attese (+5,0%) e della prima stima preliminare (+4,9%).
La lettura preliminare di novembre dell’indice dei prezzi al consumo tedesco ha evidenziato su base mensile un calo dello 0,4%, rispetto al -0,1% delle attese e alla variazione nulla di ottobre. Il dato su base annua ha evidenziato una crescita del 3,2%, in rallentamento oltre le attese (+3,5%), rispetto al +3,8% del mese precedente.
A novembre la lettura finale sulla fiducia dei consumatori nell’Eurozona si è attestata a -16,9 punti, confermando la rilevazione preliminare. Il dato finale di ottobre mostrava un valore di -17,9 punti.
Riguardo l’Italia, a ottobre, i prezzi della produzione industriale (PPI) hanno riportato un incremento del 2,2% su base mensile, dopo il +0,8% di settembre. Il dato su base annua evidenzia una contrazione del 18,3%, in linea con il dato del mese precedente.
A novembre l’indice relativo al clima di fiducia dei consumatori è salito a 103,6 rispetto ai 101,6 di ottobre e ai 102 punti del consensus.
Sul forex, l’euro/dollaro ridiscende a 1,097 mentre il cambio tra biglietto verde e lo yen oscilla a 147,6. Tra le materie prime, il petrolio torna a scendere con il Brent (-0,7%) a 80,9 dollari e il Wti (-0,5%) a 76 dollari al barile.
Tornando a Piazza Affari, sale in vetta Stellantis (+4,5%), seguita da MPS (+4,2%) e Bper (+3,2%) mentre arretrano in particolare Campari (-2,2%), Leonardo (-1,1%) e A2A (-1%).