Seduta prevalentemente in rialzo per i principali listini asiatici dopo la chiusura positiva di ieri a Wall Street.
Shanghai e Shenzhen cedono rispettivamente lo 0,5 e lo 0,4%. Hong Kong avanza del 2,2%. ben anche il Giappone con Nikkei +0,9% e Topix +0,5%.
Oltreoceano, il Dow Jones ha chiuso a +0,4%, seguito dallo S&P500 (+0,3%) e dal Nasdaq (+0,2%).
Il sentiment è stato sostenuto dai segnali accomodanti della Federal Reserve e da alcuni dati economici provenienti dalla Cina.
L’Ufficio nazionale di statistica di Pechino ha rilevato che la produzione industriale nel mese di novembre è aumentata del 6,6% su base annua, in accelerazione oltre le attese (+5,7%) rispetto al +4,6% di ottobre. Il dato da inizio anno evidenzia un aumento del 4,3% tendenziale, rispetto al 4,2% del consensus e al +4,1% del mese precedente.
Deludono invece le vendite al dettaglio che a novembre sono cresciute del 10,1% su base annua rispetto al +7,6% di ottobre, ma sono risultate inferiori alle aspettative degli analisti che si attendevano un +12,5%.
Una situazione ancora di luci e ombre quella dell’economia cinese, nonostante le costanti iniezioni di liquidità da parte di Pechino. Da ultimo, infatti, la People’s Bank of China ha iniettato 1,45 trilioni di yuan (200 miliardi di dollari) nell’economia, lasciando invariati i tassi sui prestiti a un anno al 2,50%, in linea con le attese del mercato.
Sempre in tema di banche centrali, all’indomani della decisione della Fed, ieri anche la Banca Centrale Europea e la Bank of England hanno lasciato i tassi di riferimento invariati.
La BCE ha mantenuto il tasso sui rifinanziamenti principali al 4,50%, quello sui depositi al 4%, e quello sui prestiti marginali al 4,75%. Questa pausa rappresenta la seconda consecutiva nel ciclo di rialzi iniziato a luglio 2022.
La numero uno della Bce, Christine Lagarde, in merito alle aspettative dei mercati riguardo a possibili tagli dei tassi nella prima metà del 2024, ha dichiarato al termine della riunione del Consiglio direttivo: “Non abbiamo discusso affatto di un taglio dei tassi”, mentre sull’inflazione ha sottolineato: “Non dobbiamo abbassare la guardia”, spiegando che la BCE rimane dipendente dai dati.
La Bank of England (BoE) ha confermato il tasso di riferimento al 5,25%: anche in questo caso si tratta del secondo stop consecutivo. Andrew Bailey, Governatore della BoE, ha affermato che “c’è ancora della strada da fare nella lotta contro l’inflazione”.
Settimana prossima sarà la volta della Banca del Giappone. Si prevede che la BOJ lascerà la politica invariata, ma crescono le speculazioni secondo cui i politici potrebbero segnalare un’imminente fine della politica dei tassi negativi.
Intanto, sul fronte macro, l’indice sull’attività del settore terziario, elaborato dal Ministero dell’Economia e dell’industria giapponese, ha registrato a ottobre una flessione dello 0,8% su base mensile, peggio delle attese (+0,1%) ma in miglioramento dal -1,2% di settembre (dato rivisto da -1%).
Sul forex, l’euro/dollaro oscilla a 1,099 e il cambio tra biglietto verde e lo yen a 141,9. Tra le materie prime, petrolio in rialzo con il Brent (+0,4%) a 76,9 dollari e il Wti (+0,4%) a 71,8 dollari.