Attesa partenza incerta per le principali borse europee mentre restano monitorate le indicazioni di politica monetaria e l’agenda macroeconomica.
Andamento ieri perlopiù positivo a Wall Street con il Nasdaq che ha chiuso a +0,6%, lo S&P500 a +0,5% e il Dow Jones in parità.
Sui mercati asiatici, Tokyo ha terminato an +1,3%, Shanghai oscilla a +0,1% mentre Hong Kong cede lo 0,6%.
La banca centrale giapponese ha confermato la sua politica monetaria ultra-accomodante durante l’ultima riunione di quest’anno, lasciando invariati i tassi di interesse a -0,1%, in considerazione di “incertezze estremamente elevate”, e attenendosi a una curva dei rendimenti che mantiene il limite superiore per il rendimento dei titoli di stato giapponesi a 10 anni all’1% come riferimento.
Riflettori anche sui verbali della Reserve Bank of Australia dai quali è emerso che i policy maker era indecisi se alzare ancora il costo del denaro di 25 punti base o lasciarlo stabile, per poi deliberare di mantenerlo al 4,35%.
Nel frattempo gli operatori stanno ancora metabolizzando le recenti dichiarazioni del presidente della Fed di Chicago, Austan Goolsbee, e della numero uno dell’istituto di Cleveland, Loretta Mester, che si sono uniti alle parole di altri funzionari della banca centrale che hanno cercato di smorzare l’ottimismo sui prossimi tagli. Attesa per l’intervento del presidente della Fed di Atlanta, Raphael Bostic.
Infine, in Cina, la debolezza degli sviluppatori immobiliari continua a pesare sulla difficile ripresa economica del Paese. Country Garden Services Holdings ha toccato il minimo storico dopo aver dichiarato di aver accantonato alcuni fondi come svalutazione. China South City Holdings, parzialmente di proprietà della città di Shenzhen, ha avvertito di non poter pagare gli interessi dovuti, aumentando il rischio di default.
Sul sentiment pesa anche il grave bilancio di almeno 118 vittime causate dal devastante terremoto di magnitudo 6.2 che ha colpito il nordovest della Cina.
Dall’agenda macroeconomica odierna, focus sui prezzi al consumo finali di novembre dell’Eurozona.