Seduta perlopiù in calo per i principali listini asiatici dopo la chiusura debole di ieri a Wall Street.
Shanghai e Shenzhen cedono rispettivamente lo 0,5 e lo 0,8%, in linea con Hong Kong (-0,8%). In controtendenza il Giappone, con Nikkei a +2% e Topix a +1,3%.
Oltreoceano, il Nasdaq ha terminato a +0,1%, mentre lo S&P500 e il Dow Jones hanno ceduto rispettivamente lo 0,1 e lo 0,4%.
I titoli giapponesi sono saliti a nuovi massimi da tre decenni, in controtendenza rispetto al resto dell’equity asiatico, in un più generale contesto di mercato cauto in vista di importanti dati macro dagli Stati Uniti.
Gli investitori guardano infatti al rapporto sull’inflazione statunitense di dicembre, in uscita domani, che dovrebbe fornire maggiori indicazioni sui tempi del taglio dei tassi da parte della Federal Reserve.
Sempre sul fronte macro, nei prossimi giorni sono attesi anche i dati cinesi di dicembre relativi all’inflazione, bilancia commerciale e prezzi alla produzione, che offriranno una fotografia sullo stato di salute della seconda economia mondiale.
Al contempo la geopolitica resta al centro dell’attenzione. L’inviato cinese negli Stati Uniti ha affermato che il Paese non ha spazio per scendere a compromessi con coloro che sostengono l’indipendenza di Taiwan.
Sul forex, l’euro/dollaro oscilla a 1,094 mentre il cambio tra biglietto verde e lo yen sale a 144,9. Tra le materie prime, petrolio in frazionale rialzo con il Brent (+0,4%) a 77,9 dollari al barile e il Wti (+0,4%) a 72,5 dollari, sulla scia dei segnali che le scorte di greggio statunitensi continuano a diminuire, e poiché ulteriori attacchi alle navi nel Mar Rosso hanno aumentato il rischio che la fornitura del Medio Oriente potesse essere interrotta.