Seduta dominata dalle vendite per i principali listini asiatici dopo la chiusura debole di ieri a Wall Street.
Shanghai e Shenzhen cedono rispettivamente l’1,5 e l’1,9%, ancora peggio Hong Kong che scivola in coda a -3,8%. Limita le perdite il Giappone, con Nikkei a -0,4% e Topix a -0,3%.
Oltreoceano, il Dow Jones ha terminato a -0,6%, lo S&P500 a -0,4% e il Nasdaq -0,2%.
Gli investitori restano preoccupati per l’economia cinese e riducono le aspettative sui tagli ai tassi di interesse da parte Federal Reserve.
Il prodotto interno lordo della Cina è cresciuto del 5,2% lo scorso anno, in linea alle stime degli economisti e superando l’obiettivo ufficiale fissato da Pechino che prevede un progresso di “circa il 5%”. I dati di dicembre alimentano tuttavia i timori sulle prospettive di crescita del Paese con il calo dei prezzi delle case nuove che ha subito un’accelerazione lo scorso mese mentre le vendite al dettaglio sono cresciute più lentamente del previsto.
Sul sentiment pesano anche le dichiarazioni ‘hawkish’ provenienti da una serie di funzionari delle banche centrali, tra i quali il governatore della Fed Christopher Waller che ieri ha invitato alla cautela e affermato che un taglio ai tassi quest’anno sarebbe possibile se l’inflazione si avvicinasse al target della banca centrale, aggiungendo che quando sarà il momento giusto, i tassi dovrebbero essere abbassati “metodicamente e con attenzione”.
Parole in scia alle quali la probabilità di una riduzione del costo del denaro già a marzo è scesa al 65% dall’80% stimato venerdì scorso.
Restano infine monitorati i segnali che stanno emergendo dal proseguimento della stagione delle trimestrali e gli sviluppi geopolitici.
Sul forex, l’euro/dollaro ridiscende a 1,086 mentre il cambio tra biglietto verde e lo yen risale a 147,8. Tra le materie prime, petrolio in calo con il Brent (-0,9%) a 77,6 dollari al barile e il Wti (-1%) a 71,8 dollari.