Mercati asiatici – Seduta in forte calo per Cina e e Hong Kong

Seduta perlopiù negativa per i principali listini asiatici dopo la chiusura in denaro ieri a Wall Street.

Shanghai e Shenzhen cedono rispettivamente l’1,8 e il 2,7%, così come Hong Kong (-2,4%). Più cauto il Giappone con Nikkei a +0,1% e Topix a -0,1%.

Oltreoceano, il Nasdaq ha terminato a +1,1%, lo S&P500 a +0,8% e il Dow Jones a +0,6%.

I titoli azionari asiatici sono scivolati, guidati da una svendita in Cina, mentre il crescente pessimismo del mercato ha aumentato la pressione sui politici affinché tagliassero i tassi nella seconda economia più grande del mondo.

Sulla piazza di Hong Kong ha pesato BYD, dopo che le azioni del produttore di veicoli elettrici sono crollate dopo aver mancato le previsioni sugli utili.

Pesano ancora i timori relativi al settore immobiliare dopo che il tribunale di Hong Kong ha emesso un ordine di liquidazione del colosso immobiliare Evergrande che non è stato in grado di raggiungere un accordo di ristrutturazione con i creditori.

Il rendimento dei titoli di Stato di riferimento della Cina è sceso al livello più basso degli ultimi 22 anni, mentre crescevano le aspettative per un ulteriore allentamento monetario.

Il tutto in una settimana densa di appuntamenti con le pubblicazioni delle trimestrali di giganti tech come Microsoft, Alphabet, Apple, Amazon e Meta Platforms, ed eventi macroeconomici di rilievo, quali l PIL dell’Eurozona, i dati PMI cinesi, la fiducia dei consumatori e l’occupazione Usa.

Inoltre, in vista della riunione politica della Fed di questa settimana, gli investitori stanno assegnando probabilità più o meno pari alla prospettiva che la banca centrale inizi a ridurre i costi di finanziamento alla sua prossima decisione di marzo.

Sul forex, l’euro/dollaro ridiscende a 1,082 e il cambio tra biglietto verde e lo yen a 147,2. Tra le materie prime, petrolio poco mosso con il Brent (+0,1%) a 81,9 dollari al barile e il Wti (0,0%) a 76,8 dollari. Aramco ha dichiarato che il governo saudita le aveva chiesto di non continuare ad aumentare la sua capacità di produzione di petrolio a 13 milioni di barili al giorno e di mantenerla invece a 12 milioni. I mercati attendono anche una risposta degli Stati Uniti all’attacco mortale contro le truppe americane in Giordania, che potrebbe rischiare un’escalation delle tensioni in una regione chiave per la produzione globale di greggio.