Seduta debole per i principali listini asiatici dopo l’andamento negativo ieri di Wall Street.
Shanghai e Shenzhen cedono rispettivamente lo 0,5 e lo 0,4%, tiene Hong Kong a +0,5%. In calo il Giappone con Nikkei a -0,8% e Topix a -0,7%.
Oltreoceano, il Nasdaq ha terminato in calo del 2,2%, lo S&P500 dell’1,6% e il Dow Jones dello 0,8%.
In Cina, l’indice PMI manifatturiero di Caixin di gennaio si è attestato come previsto, in territorio di espansione a 50,8 punti, e un funzionario di Pechino ha affermato che il governo fisserà una dimensione “ragionevole” per gli investimenti a sostegno dei piani di spesa.
In Giappone, invece, il dato finale di gennaio del PMI manifatturiero della Jibun Bank si è attestato a 48 punti, in linea alla rilevazione preliminare e in miglioramento rispetto al dato finale di dicembre (47,9 punti).
Nel complesso il sentiment ha risentito degli esisti dell’ultima riunione della Federal Reserve che, oltre al mantenimento dei tassi di interesse al livello precedente, come peraltro ampiamente scontato, ha rimarcato che molto probabilmente non abbasserà i tassi di interesse nemmeno nella prossima seduta di metà marzo.
A dimostrazione del fatto che i funzionari non hanno fretta di abbassare i tassi, la banca centrale ha anche affermato che “non si aspetta che sarà opportuno ridurre l’intervallo obiettivo finché non avrà acquisito maggiore fiducia che l’inflazione si sta muovendo in modo sostenibile verso il 2%”.
Sul forex, l’euro/dollaro ridiscende a 1,079 e il cambio tra biglietto verde e lo yen oscilla a 146,9. Tra le materie prime, petrolio poco mosso con il Brent (+0,1%) a 80,6 dollari al barile e il Wti (+0,1%) a 75,9 dollari.