Wall Street attendeva con ansia la riunione della Banca Centrale domestica nella speranza di lumi sulla prossima decisione di un cambio di rotta della politica monetaria interna da restrittiva/neutra ad espansiva.
Oltre al mantenimento dei tassi di interesse al livello precedente, peraltro ampiamente scontato, la Fed ha rimarcato che molto probabilmente non abbasserà i tassi di interesse nemmeno nella prossima seduta di metà marzo.
Tale delusione ha ulteriormente penalizzato l’andamento degli indici azionari, già in rosso sin dalla mattinata, raddoppiando le perdite con una chiusura sui minimi intraday.
Il bilancio finale della seduta vede in ordine negativo il Russell 2000 in calo del 2,4%, il Nasdaq del 2,2%, lo S&P500 dell’1,6% ed il Dow Jones dello 0,8%. Arretrano tutti i principali titoli tecnologici che avevano realizzato forti plusvalenze negli ultimi quindici mesi (da novembre 2022).
VIX in rialzo di oltre un punto a quota 14,25 punti con un progresso di oltre il sette per cento.
Sul mercato obbligazionario crollano i rendimenti sulla scadenza decennale governativa proseguendo la fase discendente per la quarta seduta consecutiva, malgrado le incertezze sulle prossime mosse della Federal Reserve. Il Tbond cede quattordici punti base al 3,91%.
Tra le materie prime il petrolio cede due punti e mezzo percentuali e chiude a 75,5 dollari al barile.
Ennesima falsa partenza invece per i due principali metalli preziosi – oro ed argento – il cui progresso, superiore per entrambi al punto percentuale, si spegne totalmente nella seconda parte della seduta con una chiusura sostanzialmente invariata per il metallo più prezioso e con un calo di un punto percentuale per l’argento nella delusione per la comunicazione neutrale della Federal Reserve, in merito alla prossima riduzione dei tassi di interesse.
Sul mercato valutario il dollaro si indebolisce inizialmente, ma chiude invece in progresso nei confronti della moneta unica a quota 1,081 sfruttando a suo favore l’esito della riunione della Banca Centrale.