Seduta contrastata per i principali listini asiatici, dopo i rialzi di venerdì a Wall Street.
Shanghai e Shenzhen cedono infatti rispettivamente l’1 e il 3,9%, contiene le perdite Hong Kong (-0,1%), mentre resiste il Giappone con Nikkei a +0,5% e Topix a +0,7%.
Oltreoceano, il Nasdaq ha guadagnato l’1,75%, lo S&P500 l’1,1% e il Dow Jones lo 0,35%.
L’azionario cinese ha vissuto un’altra sessione volatile mentre gli investitori valutavano le ultime promesse dei politici di stabilizzare il mercato azionario in crisi. Lunedì la China Securities Regulatory Commission ha rilasciato un’altra dichiarazione, affermando che adotterà misure per prevenire i rischi di garanzia di azioni. Domenica si era impegnata ad agire per prevenire fluttuazioni anomale e indirizzare più fondi sul mercato.
Sul fronte delle centrali, il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha detto che i politici probabilmente aspetteranno oltre marzo prima di tagliare i tassi di interesse.
Le scommesse degli investitori su un taglio dei tassi da parte della Fed a marzo sono crollate venerdì a circa il 20% dal quasi 40% di giovedì, poiché la resilienza economica riduce la probabilità di un imminente allentamento della politica.
Il job report Usa pubblicato venerdì, infatti, ha visto a gennaio la creazione di 353mila posti di lavoro nel settore non agricolo, un dato ben superiore alle 185mila unità del consensus, dopo i 333mila di dicembre. Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 3,7%, al di sotto del 3,8% delle attese.
Sul fronte geopolitico, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha segnalato che, se eletto, potrebbe imporre una tariffa sui beni cinesi superiore al 60%, in un nuovo round di retorica aggressiva rivolta al maggiore fornitore di beni degli Stati Uniti.
Intanto, dall’agenda macro è emerso che in Giappone il dato finale di gennaio del PMI servizi si è attestato a 53,1 punti, al di sopra dei 52,7 del dato preliminare. L’indice composito, che comprende anche l’attività manifatturiera, si è fissato a 51,5 punti, rispetto ai 51,1 punti della rilevazione preliminare.
Sul forex, l’euro/dollaro cala a 1,078 e il cambio tra biglietto verde e lo yen oscilla a 148,4. Tra le materie prime, petrolio in frazionale rialzo con il Brent (+0,3%) a 77,5 dollari al barile e il Wti (+0,2%) a 72,4 dollari, con gli Stati Uniti che hanno promesso ulteriori attacchi contro le forze iraniane e i loro delegati, mentre gli Houthi hanno promesso di reagire ai bombardamenti durante il fine settimana.