Seduta prevalentemente in denaro per le principali borse asiatiche dopo la chiusura in flessione ieri a Wall Street.
Shanghai e Shenzhen guadagnano rispettivamente l’1,9 e il 3,4%, più cauto Hong Kong (+0,4%). Poco mosso il Giappone con Nikkei a -0,1% e Topix a flat.
Oltreoceano, il Dow Jones ha ceduto lo 0,1%, lo S&P500 lo 0,2% e il Nasdaq lo 0,5%.
Le azioni cinesi hanno registrato un forte rimbalzo questo mese e sono destinate a registrare la maggiore sovraperformance rispetto alle azioni globali da luglio, dopo che le autorità hanno adottato una serie di misure per rafforzare il sentiment. Gli investitori attendono con impazienza la riunione del Congresso nazionale del popolo della prossima settimana che dovrebbe adottare ulteriori misure di sostegno.
Dopo la diffusione della seconda lettura preliminare del Pil annualizzato Usa del 4Q23 – che ha evidenziato un incremento del 3,2% su base trimestrale, appena sotto il +3,3% della prima stima e delle attese – l’attenzione dei mercati resta focalizzata su altri appuntamenti chiave, quali il deflatore PCE e l’indicatore della spesa per consumi personali in uscita oggi, che aiuteranno a identificare il percorso futuro che la Federal Reserve dovrà affrontare per raggiungere il suo obiettivo di inflazione al 2%.
Il presidente della Fed di New York John Williams ha detto che la banca centrale ha “ancora molta strada da fare” nella sua battaglia contro l’inflazione e il capo della Fed di Atlanta Raphael Bostic ha esortato alla pazienza per quanto riguarda le modifiche politiche.
Gli operatori attualmente scontano un allentamento di circa 80 punti base entro la fine dell’anno, quasi in linea con quello che i funzionari a dicembre indicavano come il risultato più probabile. Ciò equivarrebbe a tre tagli nel 2024, poiché storicamente le mosse della Fed si sono tradotte in incrementi di 25 punti base. All’inizio di febbraio i trader prevedevano tagli di quasi 150 punti base.
Sempre in tema di politica monetaria, il membro del consiglio della Banca del Giappone, Hajime Takata, ha segnalato che le ragioni per porre fine alla politica dei tassi di interesse negativi stanno guadagnando slancio.
Sul fronte macro, dalla lettura preliminare del Ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Industria giapponese si rileva che a gennaio il dato sulla produzione industriale ha segnato una contrazione del 7,5% su base mensile, rispetto al -6,8% delle attese e dopo +1,4% di dicembre. Su base annua, il dato ha evidenziato un calo dell’1,5%, rispetto al -1,6% del consensus e dopo il -1% del mese precedente.
Sul forex, l’euro/dollaro oscilla a 1,084 mentre il cambio tra biglietto verde e lo yen scende a 159,7. Tra le materie prime, petrolio in calo con il Brent (-0,5%) a 81,9 dollari al barile e il Wti (-0,3%) a 78,3 dollari.