Seduta contrastata per le principali borse asiatiche dopo la chiusura positiva di ieri a Wall Street.
Shanghai e Shenzhen cedono rispettivamente lo 0,7 e lo 0,4%, deboli come Hong Kong (-1,1%). Bene il Giappone con Nikkei a +0,7% e Topix a +1,1% al top dal 1990.
Oltreoceano, il Nasdaq ha terminato a +0,8%, lo S&P500 a +0,6% e il Dow Jones a +0,2%.
Focus sulla Banca centrale nipponica che ha posto fine alla sua politica di tassi di interesse negativi, fissando un nuovo intervallo del costo del denaro compreso tra lo 0% e lo 0,1%, spostandosi da un tasso di interesse a breve termine del -0,1%.
Il tutto dopo aver affermato che il suo obiettivo di inflazione è vicino. Inoltre la Banca del Giappone ha abbandonato il complesso programma di controllo della curva dei rendimenti, impegnandosi a continuare ad acquistare titoli di stato a lungo termine secondo le necessità. Infine, ha terminato gli acquisti di fondi negoziati in borsa.
Tuttavia l’indicazione della banca giapponese secondo cui le condizioni finanziarie rimarranno accomodanti ha mostrato chiaramente come il suo primo aumento dei tassi in 17 anni non sia l’inizio di un ciclo di inasprimento come avvenuto negli Stati Uniti e in Europa. A ciò si aggiunge il fatto che le indicazioni sulla politica futura, dipendenti dai dati, alimentano i dubbi su quando avranno luogo i successivi incrementi del costo del denaro.
In Australia la Reserve Bank ha mantenuto i tassi ufficiali ai massimi degli ultimi 12 anni.
Domani sarà il turno della Federal Reserve, della Bank of Indonesia e del discorso della presidente della BCE, Christine Lagarde. Giovedì occhi sulla Bank of England.
Sul forex, l’euro/dollaro ridiscende a 1,086 mentre il cambio tra biglietto verde e lo yen balza a 150,1. Tra le materie prime, petrolio poco mosso con il Brent (-0,1%) a 86,8 dollari al barile e il Wti (-0,1%) a 82,1 dollari.