Seduta contrastata per le principali borse asiatiche dopo la chiusura positiva di ieri a Wall Street.
Shanghai e Shenzhen cedono rispettivamente lo 0,9% e l’1,2%, fa peggio Hong Kong (-2,1%). Denaro invece sul Giappone con Nikkei a +0,2% e Topix a +0,6%.
Oltreoceano, il Dow Jones ha terminato a +0,7%, lo S&P500 a +0,3% e il Nasdaq a +0,2%.
La Banca popolare cinese ha abbassato il tasso di riferimento giornaliero in misura maggiore da inizio di febbraio, segno per alcuni che Pechino sta dando il via libera ad ulteriori svalutazioni in un contesto di ripresa economica accidentata.
Sempre in tema di banche centrali, la Reserve Bank of Australia ha pubblicato un rapporto sulla stabilità finanziaria, affermando che le banche sono forti e le famiglie resilienti ai tassi più alti.
Allargando lo sguardo a occidente, i dati economici statunitensi supportano la tesi che la Federal Reserve potrebbe essere costretta a fare marcia indietro sulle sue previsioni di riduzione dei tassi poco dopo avere indicato tre tagli di 25 punti base nel 2024.
I dati relativi al settore immobiliare, manifatturiero e del mercato del lavoro pubblicati giovedì negli Stati Uniti hanno evidenziato un’economia resiliente che potrebbe spingere la Fed a ridurre i tassi di interesse più lentamente di quanto previsto dal mercato.
Intanto, dall’agenda macro è emerso che a febbraio in Giappone l’indice dei prezzi al consumo (CPI) ha evidenziato una crescita del 2,8% anno su anno, sotto le attese (+2,9%) e in accelerazione rispetto al +2,2% del mese precedente. Al netto dei prezzi relativi a cibi freschi e alle componenti più volatili, l’indicatore ha registrato +2,8%, in linea con il consensus e in aumento rispetto al +2,0% di gennaio.
Sul forex, l’euro/dollaro ridiscende a 1,083 e il cambio tra biglietto verde e lo yen a 151,4. Tra le materie prime, petrolio in flessione con il Brent (-0,6%) a 85,3 dollari al barile e il Wti (-0,6%) a 80,6 dollari.