Seduta perlopiù dominata dalla debolezza per le principali borse asiatiche dopo la chiusura contrastata di venerdì a Wall Street.
Shanghai e Shenzhen cedono rispettivamente lo 0,4% e l’1,4%, sotto la parità come Hong Kong (-0,2%) e il Giappone con Nikkei a -1,2 e Topix a -1,3%.
Oltreoceano, il Dow Jones ha terminato a -0,8%, lo S&P500 a -0,1% e il Nasdaq a +0,2%.
Il principale funzionario valutario giapponese ha messo in guardia contro le mosse speculative nel mercato dei cambi mentre la banca centrale cinese ha fissato un tasso di riferimento giornaliero più forte del previsto.
Inoltre, il premier cinese Li Qiang ha minimizzato le preoccupazioni degli investitori riguardo alle sfide che l’economia si trova ad affrontare, affermando che Pechino sta intensificando il sostegno politico per stimolare la crescita e che sta affrontando i rischi sistemici.
Occhi intanto questa settimana su una serie di importanti dati macroeconomici che culmineranno venerdì con il deflatore PCE, un indicatore di inflazione attentamente monitorato dalla Federal Reserve e che dovrebbe fornire nuovi segnali relativi ai prossimi tagli ai tassi di interesse da parte della banca centrale americana.
Focus nei prossimi giorni anche sull’inflazione di Australia, Francia, Italia e Spagna.
Sullo sfondo continuano a pesare le preoccupazioni per un’escalation delle tensioni internazionali a seguito in particolare del grave attentato terroristico di venerdì sera a Mosca, rivendicato dall’Isis, con almeno 137 vittime.
Sul forex, l’euro/dollaro risale a 1,082 mentre il cambio tra biglietto verde e lo yen ridiscende a 151,3. Tra le materie prime, torna in rialzo il petrolio con il Brent (+0,5%) a 85,3 dollari al barile e il Wti (+0,5%) a 81,1 dollari sulla scia dei segnali di una contrazione del mercato determinata da sanzioni, rischi geopolitici e tagli all’offerta dell’OPEC+.