Mercati asiatici – Listini perlopiù in rosso

Seduta perlopiù in calo per le principali borse asiatiche, orfane di Cina e Taiwan, dopo la chiusura in rosso di ieri a Wall Street.

In Giappone, il Nikkei cede l’1,9% e il Topix l’1,1%, mentre Hong Kong resiste a +0,2%.

Oltreoceano, lo S&P500 ha terminato a -1,2%, il Dow Jones e il Nasdaq a -1,4%.

Il sentiment è stato appesantito dall’incertezza sui tassi di interesse e dalle tensioni geopolitiche.

Sul fronte delle banche centrali, il governatore della Banca del Giappone Kazuo Ueda ha alimentato le scommesse su un ulteriore aumento dei tassi di interesse nel corso dell’anno.

Nel frattempo, il segretario al Tesoro Usa, Janet Yellen, si è recata in visita in Cina con l’impegno a lavorare per migliorare i legami economici. Le relazioni tra le due maggiori economie del mondo hanno mostrato segnali di miglioramento da quando Biden e Xi Jinping si sono incontrati di persona a novembre, anche se permangono profonde differenze.

Intanto, gli investitori si stanno concentrando sui dati sui salari del settore non agricolo statunitense, in uscita oggi, che dovrebbero mostrare più di 200.000 nuovi posti di lavoro in più a marzo. Un ulteriore segnale di un’economia robusta che potrebbe indurre la Federal Reserve a mantenere i tassi più alti più a lungo.

Il presidente della Fed Bank di Minneapolis, Neel Kashkari, ha dichiarato giovedì che i tagli dei tassi potrebbero non essere necessari quest’anno se i progressi sull’inflazione si bloccano. Dal canto suo, Loretta Mester, controparte della Fed di Cleveland, ha suggerito che la banca centrale potrebbe avvicinarsi al livello di fiducia necessario per iniziare ad abbassare i tassi di interesse nei prossimi mesi.

Sul forex, l’euro/dollaro scende a 1,083 mentre il cambio tra biglietto verde e lo yen oscilla a 151,3.

Tra le materie prime, petrolio in rialzo con il Brent (+0,6%) a 91,2 dollari al barile e il Wti (+0,5%) a 87 dollari. Il greggio Brent è salito vicino al suo massimo da ottobre, dopo che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato in una riunione del gabinetto di sicurezza che il suo paese opererà contro l’Iran e i suoi delegati e danneggerà coloro che cercano di danneggiarlo. Il presidente Joe Biden ha risposto a Netanyahu che il sostegno degli Stati Uniti alla sua guerra dipenderà da nuove misure per proteggere i civili.