Le borse europee peggiorano nel pomeriggio con l’andamento debole di Wall Street e con l’attenzione focalizzata sulla BCE.
A Milano, il Ftse Mib cede l’1,4% a 33.576 punti, negativo come l’Ibex35 di Madrid (-1,6%), il Dax di Francoforte (-1,2%), il Ftse 100 di Londra (-0,8%) e il Cac 40 di Parigi (-0,7%). Oltreoceano, il Dow Jones è in calo dello 0,7%, lo S&P500 dello 0,5% e il Nasdaq dello 0,1%.
La Banca Centrale Europea, come da attese, ha lasciato invariati i tassi per la quinta riunione consecutiva, confermando il costo ufficiale del credito al 4% per i depositi e al 4,5% per le operazioni di rifinanziamento, fornendo tuttavia alcuni segnali che sembrano anticipare un primo taglio per giugno.
Nella successiva conferenza stampa, la presidente Lagarde ha ribadito che le decisioni di politica monetaria saranno prese “meeting by meeting” e saranno ancora una volta i dati macro a guidare le decisioni della banca centrale. “A giugno avremo molti più dati e informazioni e anche le nuove proiezioni macroeconomiche”, ha aggiunto la numero uno della BCE.
Pertanto “non c’è alcun percorso prestabilito sui tassi”, prosegue Lagarde, chiarendo che la Bce non dipende dalla Fed che potrebbe ritardare il taglio dei tassi dopo l’inflazione più alta delle attese a marzo, ma precisando che “qualunque cosa che accada sul mercato statunitense ci interessa e se ne terrà conto nelle previsioni che aggiorneremo a giugno” perché gli Stati Uniti sono un mercato “molto grande e un polo finanziario globale”.
Riguardo la Federal Reserve, il presidente d’istituto di New York, John Williams, ha affermato che sebbene la banca centrale abbia compiuto “enormi progressi” verso un migliore equilibrio tra i suoi obiettivi di inflazione e occupazione, i funzionari hanno riconosciuto che il percorso non si è ancora completato.
Dall’agenda macroeconomica, negli Stati Uniti, a marzo l’indice grezzo dei prezzi alla produzione (PPI) ha evidenziato su base mensile un aumento dello 0,2%, al di sotto del consensus (+0,3%), dopo il +0,6% del dato precedente. Su base annua, il dato si è fissato a +2,1%, rispetto al +2,2% del consensus, dopo il +1,6% del mese precedente.
L’indice Core, che esclude elementi volatili quali energetici e alimentari, ha registrato un incremento dello 0,2% su base mensile, in linea alle attese, dopo il +0,3% del mese precedente. Anno su anno, il dato ha segnato un incremento del 2,4%, al di sopra del consensus (+2,3%) e del +2,0% di febbraio.
Nella settimana che si è conclusa il 6 aprile le richieste di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti sono risultate pari a 211mila unità, al di sotto delle 215mila del consensus e della settimana precedente pari a 222mila unità (riviste da 221mila).
A febbraio la produzione industriale italiana ha registrato una crescita dello 0,1% su base mensile, rispetto al +0,5% delle attese e dopo il -1,4% di gennaio (rivisto da -1,2%). La variazione dell’indice rispetto all’anno precedente, corretta dagli effetti di calendario, ha evidenziato una riduzione del 3,1%, al di sotto delle attese (-2,7%) ma in recupero rispetto al -3,7% del mese precedente (rivisto da -3,4%).
Sul forex, l’euro/dollaro oscilla a 1,073 e il cambio tra biglietto verde e lo yen a 153,2. Tra le materie prime, il petrolio torna a scendere con il Brent (-0,6%) a 89,9 dollari e il Wti (-0,8%) a 85,5 dollari al barile.
Sull’obbligazionario, lo spread Btp-Bund sale di 4bp a 141 punti, con il rendimento del decennale italiano al 3,87%.
Tornando a Piazza Affari, resta in vetta ERG (+1,6%), seguita da Italgas (+0,9%), Diasorin e A2A (+0,6%). Scivola in coda MPS (-4,4%), con le vendite anche su Bper (-3,7%) e Banco BPM (-3,5%).