Wall Street patisce la crescita dell’inflazione più elevata del previsto nel mese di marzo, ancora al di sopra della soglia del tre per cento per il trentaseiesimo mese consecutivo.
Malgrado la forte pressione per la risalita del dollaro e l’impennata dei rendimenti obbligazionari, i listini sbandano inizialmente ma riescono ad arginare le perdite con un lieve recupero nel corso della seduta.
Il bilancio finale registra il Nasdaq in calo dello 0,8%, lo S&P500 dello 0,9% ed il Dow Jones del 1,1%. In forte discesa, invece, il Russell 2000 (-2,5%) affossato dai titoli bancari.
Tra i titoli ad elevata capitalizzazione riprende a scendere Tesla (-2,9%) il cui calo è compensato dalla crescita di Nvidia (+2%).
Indice VIX invece in rialzo di circa il sei per cento a quota 15,8 punti, dopo un’impennata iniziale fino a 16,6 punti.
Sul mercato obbligazionario volano i rendimenti dopo la pubblicazione del dato sui prezzi al consumo del mese di marzo. Il Tbond guadagna venti punti base chiudendo al 4,55%, massimo dallo scorso novembre.
Tra le materie prime mette il petrolio recupera nel finale il calo iniziale ed avanza di un punto percentuale risalendo al di sopra degli 86 dollari al barile.
Tra i metalli preziosi oro ed argento mettono a segno una giornata molto volatile, ma resistono all’incremento sia dei tassi di interesse che del biglietto verde cedendo nel finale entrambi solo mezzo punto percentuale e con il metallo meno nobile che mette a segno il nuovo massimo intraday dal 2021 a quota $28,6 l’oncia.
Sul mercato valutario il dollaro si esalta dopo l’uscita del dato macro economico inflattivo e guadagna oltre un’intera figura nei confronti della moneta unica a 1,074 salendo a 152,5 rispetto allo yen giapponese, nuovo massimo da oltre 23 anni verso la valuta nipponica.