Seduta di vendite per le principali borse asiatiche in scia alla chiusura negativa venerdì scorso a Wall Street.
Shanghai e Shenzhen scambiano rispettivamente a +0,8% e -0,9%, giù anche Hong Kong (-0,7%) e il Giappone con il Nikkei a -0,7% e il Topix a -0,2%.
Oltreoceano, il Dow Jones ha terminato in calo del 1,2%, lo S&P500 del 1,5%, il Nasdaq del 1,6%.
Il sentiment è stato segnato dall’escalation dei rischi geopolitici, gli utili bancari deludenti e la prospettiva che la Federal Reserve mantenga i tassi di interesse più alti per un periodo più lungo.
Gli investitori attendono ulteriori sviluppi in Medio Oriente dopo l’attacco senza precedenti dell’Iran contro Israele nel fine settimana. Il presidente Usa Joe Biden avrebbe detto al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che gli Stati Uniti non sosterranno un contrattacco israeliano.
In Cina, il Consiglio di Stato si è impegnato a inasprire i criteri di quotazione delle azioni, a reprimere le vendite illegali di azioni e a rafforzare la supervisione sui pagamenti dei dividendi.
La banca centrale della Malesia ha ribadito di essere pronta a sostenere il ringgit, che si aggira vicino al livello più basso dal 1998. Nel frattempo, il ministro delle Finanze giapponese, Shunichi Suzuki, ha detto che i funzionari stanno osservando da vicino lo yen mentre è sceso al nuovo minimo del 2024 contro il biglietto verde.
Intanto gli operatori affinano le scommesse sui cicli di allentamento delle banche centrali, così come sulle riunioni primaverili del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale a Washington. Nel frattempo questa settimana arriveranno i dati sulla crescita cinese e quelli sull’inflazione del Giappone, dell’Eurozona e del Regno Unito.
Sul forex, l’euro/dollaro sale a 1,065 e il cambio tra biglietto verde e lo yen a 153,8. Tra le materie prime, petrolio in calo con il Brent (-0,6%) a 89,9 dollari al barile e il Wti (-0,6%) a 85,1 dollari.