Mercati asiatici – Seduta contrastata, bene la Cina giù il Giappone

Seduta contrastata per le principali borse asiatiche dopo la chiusura poco mossa di ieri a Wall Street.

Shanghai e Shenzhen guadagnano rispettivamente l’1,5 e il 3%, mentre Hong Kong flette delle 0,5%. Negativo anche il Giappone con il Nikkei a -1,3% e il Topix a -1,2%%.

Oltreoceano, il Dow Jones ha terminato a +0,2%, il Nasdaq a -0,1% e lo S&P500 a -0,2%.

Le azioni cinesi sono rimbalzate dopo che l’autorità di regolamentazione dei titoli ha cercato di dissipare le preoccupazioni sulle nuove regole di borsa a seguito della disfatta delle azioni a bassa capitalizzazione.

Nel frattempo i mercati si stanno preparando a tassi di interesse più alti e prolungati della Federal Reserve.

Dopo aver iniziato l’anno prevedendo fino a sei tagli dei tassi nel 2024, ovvero un allentamento di 1,5 punti percentuali, gli operatori ora dubitano che ci sarà anche solo mezzo punto di riduzione.

Le aspettative implicite nel mercato per i tagli dei tassi della Fed – che sono crollate nelle ultime due settimane – sono diminuite ulteriormente dopo il commento di Powell sull’inflazione.

Il vicepresidente della Fed Philip Jefferson ha dichiarato di aspettarsi che l’inflazione continuerà a moderarsi con i tassi di interesse al livello attuale, ma le persistenti pressioni sui prezzi giustificherebbero il mantenimento di oneri finanziari elevati più a lungo.

Il presidente della Fed di Richmond, Thomas Barkin, ha affermato che alcuni dati recenti, compreso l’indice dei prezzi al consumo, non sono stati “di supporto” ad un atterraggio morbido.

Sul fronte macro, a marzo la bilancia commerciale del Giappone presenta un surplus di 366,5 miliardi di yen, in miglioramento oltre le attese (+345,5 mld) rispetto al disavanzo di 377,8 miliardi del mese di febbraio (rivisto da -379,4 mld).

Resta intanto alta la preoccupazione generale per gli sviluppi in Medio Oriente, viste anche le potenziali ripercussioni che un conflitto regionale potrebbe avere sui prezzi energetici e sull’inflazione. Sembrerebbero al momento inefficaci gli sforzi diplomatici degli Stati Uniti volti ad evitare una risposta di Israele all’attacco subito dall’Iran.

Sul forex, l’euro/dollaro sale a 1,063 mentre il cambio tra biglietto verde e lo yen scende a 154,5. Tra le materie prime, petrolio in frazionale ribasso con il Brent (-0,4%) a 89,6 dollari al barile e il Wti (-0,5%) a 84,9 dollari.