Le borse europee riducono le perdite a metà seduta, mentre i futures di Wall Street viaggiano sotto la parità, in un contesto appesantito dalle rinnovate preoccupazioni per la guerra in Medio Oriente.
A Milano, il Ftse Mib cede lo 0,3% a 33.792 punti, negativo come il Dax di Francoforte (-0,7%), l’Ibex35 di Madrid (-0,6%), il Ftse 100 di Londra (-0,5%) e il Cac 40 di Parigi (-0,3%)
I mercati temono un’escalation e un allargamento del conflitto in corso dopo che Israele ha attaccato nella notte una base aerea militare vicino alla città di Esfahan, nell’Iran centrale. In questa zona ci sono anche siti associati al programma nucleare iraniano, compreso il sito sotterraneo di arricchimento di Natanz, che è stato ripetutamente preso di mira da sospetti attacchi di sabotaggio israeliani. Tuttavia, la televisione di stato iraniana ha descritto tutti i siti della zona come “completamente sicuri”.
Parallelamente resta l’attenzione sui solidi dati economici statunitensi e sulla politica monetaria, con gli investitori stanno ricalibrando le aspettative sui tagli ai tassi di interesse da parte della Federal Reserve.
Nel frattempo, il presidente della Fed di New York, John Williams, ha affermato che, sebbene non sia una sua aspettativa di base, aumentare i tassi di interesse è possibile, se giustificato. L’omologo di Atlanta Raphael Bostic ha detto che non pensa che sarà opportuno allentare i tassi fino alla fine del 2024. La Fed potrebbe mantenere i tassi stabili tutto l’anno, ha aggiunto il numero uno della Fed di Minneapolis, Neel Kashkari.
Sul fronte asiatico, dopo i dati sull’inflazione giapponese inferiori alle stime degli economisti, si rafforza l’aspettativa che la Bank of Japan alzerà nuovamente i tassi a ottobre mentre dovrebbe mantenerli stabili la prossima settimana.
A marzo, infatti, l’indice dei prezzi al consumo nipponico ha evidenziato una crescita del 2,7% anno su anno, sotto il +2,8% delle attese e del dato di febbraio. Al netto dei prezzi relativi a cibi freschi e alle componenti più volatili, l’indicatore ha registrato +2,6 %, rispetto al +2,7% del consensus e al +2,8% del mese precedente.
Dall’agenda macro, inoltre, è emerso che a marzo nel Regno Unito le vendite al dettaglio, incluso il carburante, hanno registrato un dato nullo su base mensile, rispetto al +0,3% delle attese e dopo il +0,1% di febbraio (rivisto da +0,0%). Su base annua, il dato segna un aumento dello 0,8% (consensus +1,0%), dopo il -0,3% del mese precedente (rivisto da -0,4%).
Sempre a marzo, in Germania l’indice dei prezzi alla produzione ha registrato una crescita dello 0,2% su base mensile, rispetto al +0,1% del consensus e al -0,4% di febbraio. Il dato su base annua evidenzia un calo del 2,9% a/a, a fronte di un -3,3% atteso dagli analisti e del -4,1% del mese precedente.
Infine, si ricorda che oggi S&P esaminerà il merito creditizio di Italia, Olanda, Regno Unito e Grecia.
Sul forex, l’euro/dollaro risale a 1,066 mentre il cambio tra biglietto verde e lo yen ridiscende a 154,5. Tra le materie prime, petrolio in frazionale rialzo con il Brent (+0,3%) a 87,4 dollari al barile e il Wti (+0,4%) a 83,1 dollari.
Sull’obbligazionario, lo spread Btp-Bund scende a 138 punti, con il rendimento del decennale italiano al 3,84%.
Tornando a Piazza Affari, bene le utility con Terna (+1%), ERG (+0,9%), Enel e A2A (+0,8%), in coda invece Saipem (-2,9%), Tenaris (-1,8%), Nexi (-1,4%) ed STM (-1,3%).