Partenza incerta per le principali borse europee nel giorno del job report Usa e all’indomani della Bce.
A Milano, il Ftse Mib guadagna lo 0,2% a 34.911 punti, in linea all’Ibex35 di Madrid (+0,2%) e seguito da Cac 40 di Parigi (flat), Ftse 100 di Londra (-0,1%) e Dax di Francoforte (-0,2%).
Focus di giornata sui dati relativi al mercato del lavoro statunitense che dovrebbero fornire nuove indicazioni sulle possibili future decisioni della Federal Reserve.
Ieri intanto la Bce, come ampiamente atteso, ha tagliato il costo del denaro di 25 punti base portando il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principale, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la Bce rispettivamente al 4,25%, 4,50% e 3,75% con effetto dal 12 giugno. Il Consiglio è “unanime a proseguire con un approccio dipendente dai dati e a decisioni che saranno prese riunione per riunione”.
La Bce ha poi rivisto al rialzo le previsioni sull’inflazione sia per il 2024 sia per il 2025, stimando che raggiungerà il target “solo nella seconda metà del 2025”. Nelle nuove proiezioni l’inflazione media è stimata al 2,5% nel 2024, in discesa al 2,2% nel 2025 e all’1,9% nel 2026. Per l’inflazione al netto di energia e alimentari si stima una media del 2,8% nel 2024, del 2,2% nel 2025 e del 2,0% nel 2026.
Nella successiva conferenza stampa, la presidente Christine Lagarde ha ribadito che la Bce è determinata a riportare l’inflazione al target del 2% nel medio periodo, aggiungendo che dopo questo taglio, “la politica monetaria resta più restrittiva del settembre 2023 in termini reali”, che l’istituto sa qual è il proprio percorso e che i “prossimi mesi saranno difficili”.
Parallelamente, in Asia, più della metà degli osservatori della Banca del Giappone intervistati prevede che l’istituto ridurrà gli acquisti di titoli di Stato nel meeting di settimana prossima, con un numero crescente che si attende anche un rialzo dei tassi a luglio.
Dall’agenda macroeconomica, ad aprile in Francia la bilancia commerciale ha riportato un deficit di 7,58 miliardi, in aumento rispetto a 5,38 miliardi nel mese precedente (rivisto da 5,47 miliardi).
Nello stesso mese, la Germania ha registrato una flessione della produzione industriale dello 0,1% m/m, rispetto al -0,4% di marzo e al +0,2% del consensus. Su base annua, il dato, corretto dagli effetti di calendario, ha visto una contrazione del 3,9%, a fronte del -4,3% di marzo (rivisto da -3,3%) e del -3% delle attese.
Ad aprile il Leading Index preliminare giapponese si è attestato a 111,6 punti, in linea al consensus ma inferiore al dato finale di marzo (111,7 punti), rivisto da 112,2 punti.
A maggio la bilancia commerciale cinese ha registrato un saldo positivo di 82,62 miliardi di dollari, in aumento contro le attese ($72,15mld) rispetto al surplus di 72,35 miliardi di aprile. Le esportazioni su base annua sono salite del 7,6%, oltre il +5,7% delle attese, dopo il +1,5% del mese precedente. Le importazioni hanno registrato un incremento dell’1,8%, rispetto al +4,3% del consensus e al +8,4% della rilevazione precedente.
Occhi stamane sul PIL 1Q24 finale dell’Eurozona e, nel pomeriggio, oltreoceano, oltre che sul job report anche sulle scorte all’ingrosso finali di aprile.
Sul forex, l’euro/dollaro oscilla a 1,089 mentre il cambio tra biglietto verde e lo yen ridiscende a 155,3. Tra le materie prime, petrolio poco mosso con il Brent (flat) a 79,9 dollari al barile e il Wti (+0,1%) a 75,6 dollari.
Sull’obbligazionario, lo spread Btp-Bund riparte da 131 punti, con il rendimento del decennale italiano al 3,87%.
Tornando a Piazza Affari, guidano in avvio Tenaris (+1,1%), Leonardo (+0,9%) e Azimut (+0,8%) mentre si posizionano in coda Popolare di Sondrio (-0,7%), Iveco (-0,6%) e Ferrari (-0,5%).