Seduta positiva per le principali borse asiatiche dopo la chiusura perlopiù in denaro ieri a Wall Street.
Giappone tonico con Nikkei a +1,3% e Topix a +0,5%, bene anche la Cina con Shanghai e Shenzhen rispettivamente a +0,1% e +1%. Più cauta Hong Kong a +0,2%.
Oltreoceano, il Nasdaq ha terminato a +1,3% e lo S&P500 a +0,4%, mentre il Dow Jones ha ceduto lo 0,8%.
In Australia l’indicatore mensile dei prezzi al consumo è salito al 4% dal 3,6% dell’anno precedente, superando anche la stima degli economisti del 3,8%, suggerendo che le pressioni sui prezzi rimangono ostinatamente forti e hanno rafforzato la necessità che la banca centrale riprenda ad aumentare i tassi di interesse.
La Banca centrale cinese ha allentato ancora una volta la presa sullo yuan, poiché la valuta è stata scambiata vicino al limite debole della sua banda di scambio giornaliera fissa. Secondo un sondaggio di Bloomberg, le prospettive per le esportazioni cinesi sono destinate a migliorare, rafforzando la crescita della seconda economia mondiale anche se la spesa al consumo rallenta.
Negli Stati Uniti, il governatore della Fed Michelle Bowman ha affermato di vedere una serie di rischi al rialzo per le prospettive di inflazione. La sua collega Lisa Cook ha affermato che sarà opportuno ridurre i tassi “ad un certo punto”, aggiungendo che si aspetta che l’inflazione migliori gradualmente quest’anno.
Nel Vecchio Continente, secondo il membro del Consiglio direttivo Olli Rehn, le aspettative degli investitori che la Banca Centrale Europea allenti altre due volte la politica monetaria quest’anno – e porti i costi di finanziamento fino al 2,25% nel 2025 – sono giuste. Il capo della banca centrale finlandese ha anche affermato che i funzionari non dovrebbero frenare eccessivamente l’attività economica.
Sul forex, l’euro/dollaro ridiscende a 1,070 mentre il cambio tra biglietto verde e lo yen risale a 159,8. Tra le materie prime, petrolio in rialzo con il Brent (+0,6%) a 84,7 dollari al barile e il Wti (+0,6%) a 81,4 dollari.