La fase di elevata volatilità e di correzione non si arresta a Wall Street che chiude una delle peggiori settimane dal 2020 penalizzata ancora una volta dalla recente debolezza dei titoli tecnologici. Nella seduta di venerdì Intel (-26,1%) ha perso oltre un quarto del suo valore registrando il suo peggior calo di sempre. In difficoltà anche Amazon (-8,8%) e Tesla (-4,2%).
Il bilancio negativo dell’ultima seduta è stato accentuato dal report del mercato del lavoro del mese di luglio che ha registrato un incremento del tasso di disoccupazione dal 4,1 al 4,3%, facendo invertire agli indici la rotta prima dell’apertura. L’unico debole segnale positivo è stata la chiusura non proprio sui minimi intraday.
Nell’ordine il peggiore è il Russell 2000 (-3,5%), seguito dal Nasdaq (-2,4%), dallo S&P500 (-1,8%) e dal Dow Jones (-1,5%).
Esplode la volatilità con il VIX in forte rialzo (+25%) a quota 23,4 punti. L’ “indice della paura” ha guadagnato il 95% in un mese.
Mercato obbligazionario con rendimenti ancora in netto calo sulla parte lunga della curva dei tassi con il mercato che scommette sul prossimo taglio da parte della Federal Reserve. Il Tbond cede diciotto punti base scivolando al 3,79%. Il mercato si aspetta adesso ben 4 tagli dei tassi da settembre fino a fine anno.
Materie prime ancora trascinate al ribasso dalla debolezza del mercato azionario. Petrolio in calo di quasi il tre per cento chiudendo poco al di sopra dei 74 dollari al barile.
Giornata nel complesso lievemente positiva invece per i due principali metalli preziosi – oro ed argento – i quali cedono tuttavia gran parte del rialzo iniziale. Il primo mette a segno il suo massimo storico superando la soglia dei 2.500 dollari l’oncia e chiudendo a $2.480 (+0,5%), stesso incremento frazionale anche per l’argento.
Sul mercato valutario il biglietto verde si indebolisce significativamente sia nei confronti della moneta unica scivolando fino a 1,092 e rispetto allo yen a 146,5.