Wall Street prende fiato in prossimità del nuovo tentativo di assalto ai massimi storici di luglio e rimane in una lieve forchetta di trading poco al di sotto di essi.
Il risultato di ieri è stato determinato dalla performance del Nasdaq (-1,15%), il peggiore tra gli indici principali seguito a ruota dal Russell 2000 (-0,75%), dallo S&P500 (-0,6%) e dal Dow Jones (-0,4%).
Ad appesantire l’indice tecnologico hanno contribuito in particolare i semiconduttori con Nvidia (-2,1%), AMD (-2,8%), Broadcom (-2%) e Super Micro Computer (-19%). Quest’ultima è sospettata di irregolarità contabili e con l’ultimo calo porta la discesa complessiva, rispetto ai recenti massimi storici, a quasi il 60%.
Si impenna l’indice VIX (+11%) risalendo a 17,15 punti.
Sul mercato obbligazionario prosegue la lieve risalita dei rendimenti i quali restano tuttavia ingabbiati in una banda di oscillazione alquanto ristretta da diverse sedute. Il decennale governativo (Tbond) ha guadagnato un solo punto base al 3,84%.
Correggono tutte le principali materie prime penalizzate dal rialzo dei rendimenti e dalla fase di rimbalzo del dollaro. Il petrolio lascia sul terreno un altro punto percentuale scivolando al di sotto dei 75 dollari al barile. Rame anch’esso in calo di oltre l’uno per cento.
Metalli preziosi in discesa più marcata con l’oro che si difende e cede solo mezzo punto percentuale terminando tuttavia al di sotto della soglia dei 2.550 dollari l’oncia. L’argento invece corregge di oltre due punti percentuali scivolando di nuovo al di sotto della soglia psicologica dei $30.
Sul mercato valutario, il biglietto verde prosegue la lieve fase di rimbalzo ma sempre e solo nei confronti della moneta unica risalendo fino a 1,113, mentre resta invariato nei confronti dello yen a 144,5. La divisa americana stabilisce invece l’ennesimo nuovo record verso la lira turca a 34,15.