Wall Street sente il peso dell’altura ed in prossimità dei massimi assoluti storna improvvisamente trovando come scuse la caduta dell’indice manifatturiero, per il quinto mese consecutivo in zona di recessione al di sotto dei 50 punti, e le voci su un’inchiesta della commissione antitrust sulla società di semi conduttori Nvidia. Quest’ultima cede oltre l’undici per cento, after hours compreso, lasciando sul terreno oltre 360 miliardi di dollari di capitalizzazione un record in una giornata per un solo titolo.
Settembre non si smentisce come il mese per tradizione più negativo per i mercati azionari domestici e ne dà subito un assaggio. Wall Street perde addirittura un trilione di di dollari affossato da tutti i principali titoli a larga capitalizzazione da AMD (-7,8%) a Broadcom (-6,2%) fino a Google (-3,7%) e Apple (-2,7%).
Il bilancio definitivo termina con il Nasdaq in calo del 3,3%, il Russell 2000 del 3,1%, lo S&P500 del 2,1% e il Dow Jones del 1,5%.
Si impenna la volatilità con l’indice VIX in rialzo di quasi il 35% a quota 20,7 punti.
Sul mercato obbligazionario si interrompe bruscamente la lenta ma progressiva risalita dei rendimenti. Il Tbond cede otto punti base chiudendo al 3,83%.
Materie prime fortemente penalizzate dall’andamento negativo dei mercati azionari. Il petrolio lascia sul terreno oltre quattro punti percentuali scivolando poco al di sopra dei 70 dollari al barile.
Metalli preziosi anch’essi in marcato ribasso con l’oro che nel finale recupera le perdite e chiude quasi invariato a 2.525 dollari l’oncia, mentre l’argento perde oltre il due per cento terminando poco al di sopra dei $28 ma provocando una forte correzione di tutti i titoli del settore.
Sul mercato valutario, il biglietto verde finisce invariato a 1,106 rispetto alla moneta unica mentre scivola a 145 nei confronti dello yen. Tra le valute deboli buon recupero del rublo russo che risale da 91 a 87,5 verso la divisa americana.