Le borse europee proseguono positive, seppur in rallentamento rispetto a metà seduta, in scia alla Bce e con l’andamento cauto di Wall Street.
A Milano, il Ftse Mib guadagna lo 0,7% a 33.397 punti, in rialzo come l’Ibex35 di Madrid (+1,1%), il Dax di Francoforte (+0,9%), il Ftse 100 di Londra (+0,6%) e il Cac 40 di Parigi (+0,5%). Oltreoceano, il Nasdaq sale dello 0,4%, lo S&P500 dello 0,2% mentre il Dow Jones cede lo 0,1%.
Occhi puntati sull’Eurotower che, come previsto, ha tagliato i tassi di interesse di 25 punti base per la seconda volta nel 2024, portando il tasso sui depositi al 3,5%.
Una decisione presa all’unanimità, come ha riportato la presidente Christine Lagarde, aggiungendo che “è apparsa opportuna una ulteriore graduale riduzione della stretta monetaria”, dato il previsto processo graduale di discesa dell’inflazione verso il target nel 2025.
Lagarde ha tuttavia specificato che il percorso di allentamento non è predeterminato né in termini di sequenza, né di volume.
Il Consiglio direttivo punta quindi “ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione al suo obiettivo del 2% a medio termine. Manterrà i tassi di riferimento su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario a conseguire questo fine”, ha affermato la presidente della Bce. “Per determinare livello e durata adeguati della restrizione, il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione”.
Sul fronte delle previsioni, la Bce stima una crescita dei prezzi del 2,5% nel 2024, del 2,2% nel 2025 e dell’1,9% nel 2026. Riguardo l’inflazione core, si attende un aumento del 2,9% nel 2024, 2,3% nel 2025 e 2,0% nel 2026. A giugno le stime indicavano un’inflazione core al 2,8% nel 2024, al 2,2% nel 2025 e al 2,0% nel 2026.
L’Eurotower prevede un PIL dell’Eurozona in crescita dello 0,8% nel 2024, dell’1,3% nel 2025 e dell’1,5% nel 2026. A giugno le stime riportavano uno sviluppo dello 0,9% nel 2024, dell’1,4% nel 2025 e dell’1,6% nel 2026.
La prossima settimana sarà invece il turno della Federal Reserve con gli investitori nel frattempo intenti a valutare gli ultimi dati macroeconomici.
Tra questi, negli Usa, ad agosto, l’indice grezzo dei prezzi alla produzione ha evidenziato su base mensile un aumento dello 0,2%, oltre il consensus (+0,1%) e la rilevazione di luglio (0,0% rivista da +0,1%). Su base annua, ha registrato una variazione del +1,7%, in linea con le attese, dal +2,1% del mese precedente (rivisto da +2,2%).
L’indice Core, che esclude elementi volatili quali energetici e alimentari è in aumento dello 0,3% su base mensile, sopra il consensus (+0,2%), dopo il -0,2% del mese precedente (rivisto da 0,0%). Anno su anno, l’indicatore core ha segnato un incremento del 2,4%, come previsto, dal +2,3% di luglio (rivisto da +2,4%).
Nella settimana al 7 settembre le richieste di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti sono risultate pari a 230mila unità, in aumento, contro le attese (226mila), dalle 228mila della settimana precedente (riviste da 227mila).
Il numero totale di richiedenti l’indennità di disoccupazione nella settimana conclusa il 31 agosto è stato di 1,85 milioni, in crescita, in linea al consensus, rispetto alla settimana precedente (1,845 milioni rivisto da 1,838 milioni).
Sul forex, l’euro/dollaro sale a 1,103 mentre il cambio tra biglietto verde e lo yen cala a 142,2. Tra le materie prime, il petrolio prosegue in rialzo con il Brent (+1,5%) a 71,7 dollari al barile e il Wti (+1,8%) a 68,5 dollari.
Sull’obbligazionario, lo spread Btp-Bund scende a 140 punti (-3bp), con il rendimento del decennale italiano al 3,54%.
Tornando a Piazza Affari, prosegue la corsa in vetta di Telecom Italia (+5,8%) premiata da Bank of America che ne ha alzato il target price da 0,26 a 0,34 euro, seguita da Unicredit (+3%) e Banco BPM (+2,7%). Resta in coda Hera (-1,4%), con i cali di Erg (-0,9%) e Stellantis (-0,8%).