Previsto avvio tonico per le principali borse europee dopo la sforbiciata della Federal Reserve ai tassi di interesse.
Seduta in flessione ieri a Wall Street con il Nasdaq e lo S&P500 che hanno terminato a -0,3% e il Dow Jones a -0,2%.
Sui mercati asiatici, Tokyo termina a +2,2%, in linea con Hong Kong (+2,3%) e Shanghai viaggia a +0,7%.
Ieri la Federal Reserve, con un taglio ai tassi di interesse da 50 punti base, ha avviato il previsto allentamento della politica monetaria. Politica che, con 11 rialzi consecutivi a partire dal marzo 2022, ha fatto salire il costo del denaro negli Stati Uniti ai massimi degli ultimi 23 anni.
La decisione, che ha fatto scendere i tassi al range 4,75-5% dal precedente 5,25-5,5%, evidenzia, come affermato dal presidente Powell, che la Fed “ha fiducia maggiore” di riportare l’inflazione all’obiettivo del 2% nel medio periodo, mantenendo una crescita solida dell’economia, senza penalizzare l’occupazione, spiegando che i rischi per il raggiungimento degli obiettivi di occupazione e inflazione sono “sostanzialmente bilanciati”.
Sul fronte poi delle proiezioni, in base al “dot plot”, i tassi scenderanno al 4,4% nel 2024 (invece che al 5,1% indicato a giugno), al 3,4% nel 2025 e al 2,9% nel 2026.
La Fed ha abbassato la stima di crescita per quest’anno dal 2,1 al 2% e alzato quella sul tasso di disoccupazione dal 4 al 4,4% mentre l’inflazione negli Stati Uniti è prevista al 2,3% quest’anno (dal 2,6% indicato a giugno) e al 2,1% nel 2025 (da 2,3%).
Oggi l’attenzione si sposterà sulla Bank of England mentre domani sarà il turno della Bank of Japan.
Dall’agenda macroeconomica attesi nel pomeriggio dagli Stati Uniti la fiducia commerciale della Fed di Filadelfia di settembre, le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione e il leading Index di agosto.
A Piazza Affari su Campari Lagfin, la holding di diritto lussemburghese attraverso la quale la famiglia Garavoglia controlla il colosso del beverage, ha annunciato la propria intenzione di acquistare azioni ordinarie di quest’ultima fino a 100 milioni di euro, ritenendo che l’attuale prezzo di mercato non rifletta accuratamente il vero valore dell’azienda.