Il taglio dei tassi di interesse di 50 punti base, il primo dal marzo 2020, è sembrato eccessivo al mercato, il quale ha festeggiato nella prima ora successiva con il nuovo record intraday dello S&P500 ma ha annullato tutti i i guadagni nella seconda chiudendo con marginali segni negativi su tutti gli indici principali.
Il timore di una prossima recessione con un intervento così deciso da parte dell’autorità monetaria hanno fatto cambiare velocemente rotta al mercato anche sul fronte delle materie prime.
Il bilancio definitivo vede solo il Russell 2000 chiudere invariato, mentre Dow Jones, Nasdaq e S&P500 terminano tutti e tre allineati con un arretramento di tre decimi di punto percentuale.
Al calo di Nvidia (-1,9%), si è contrapposto il progresso di Apple (+1,8%).
Indice VIX in rialzo di quasi il quattro per cento a quota 18,2 punti, dopo un massimo fino a 19.4.
Sul mercato obbligazionario i rendimenti salgono inaspettatamente di cinque punti base sulla scadenza governativa decennale (Tbond) fino al 3,69%.
Materie prime anch’esse sulle montagne russe ma con chiusura decisamente negativa. Partono a razzo dopo l’annuncio della Fed, ma virano in rosso nell’ultima ora di contrattazione.
Il petrolio cede quasi un punto percentuale riportandosi al di sotto della soglia dei 70 dollari al barile a quota $69,5.
Metalli preziosi invece deboli con oro ed argento che annullano tutto il guadagno realizzato ed il metallo meno nobile che perde oltre il tre per cento in pochi minuti rispetto al massimo intraday, cedendo quota $31 l’oncia e riuscendo tuttavia a terminare al di sopra della soglia psicologica dei $30.
Sul mercato valutario, il biglietto verde termina invariato a 1,113 dopo essersi indebolito fino a 1,118 rispetto alla moneta unica, mentre risale nei confronti dello yen fino a 142,5.