Mercati asiatici – Rimbalzo del Giappone, chiuse Cina, Hong Kong e Corea

Seduta prevalentemente positiva per le principali borse asiatiche, orfane di Cina, Hong Kong e Corea del Sud, ferme per festività e dopo la chiusura perlopiù in frazionale rialzo di ieri a Wall Street.

Rimbalza il Giappone con Nikkei a +2% e Topix a +1,7% dopo le forti vendite della giornata precedente.

Oltreoceano, lo S&P500 e il Nasdaq hanno terminato a +0,4%, il Dow Jones flat.

Resta l’attenzione sulla situazione politica nipponica dopo che i mercati sono stati messi ieri sotto pressione dall’annuncio della vittoria, nella corsa alla leadership del partito liberaldemocratico al governo, di Shigeru Ishiba, favorevole al percorso della banca centrale del Paese verso la normalizzazione dell’approccio monetario e quindi al rialzo dei tassi.

Nel frattempo, Ishiba ha annunciato elezioni per il 27 ottobre in Giappone. Il voto, che avverrà con un anno di anticipo e poco prima delle elezioni presidenziali Usa di novembre, deciderà quale partito controllerà la Camera bassa del Parlamento.

Parallelamente gli investitori restano intenti a valutare le indicazioni provenienti dalla Federal Reserve, in attesa già del job report Usa in calendario venerdì, e dopo che il presidente Powell ha confermato che l’economia americana è “solida” e che “i tassi si muoveranno verso un livello più neutrale”.

Nel suo discorso alla National Association for Business Economics a Nashville, Powell ha ribadito un’apertura a due nuovi tagli entro l’anno, per un totale di un altro mezzo punto dopo quello deciso nell’ultima riunione, precisando che l’istituto “non ha una rotta prestabilita” e decide riunione per riunione in base ai dati, che determineranno anche la velocità della riduzione della stretta monetaria.

Sullo sfondo restano le tensioni internazionali dopo che Israele ha invaso il Libano.

Sul forex, l’euro/dollaro oscilla a 1,114 mentre il cambio tra biglietto verde e lo yen balza a 144,4. Tra le materie prime, petrolio poco mosso con il Brent (+0,1%) a 71,8 dollari al barile e il Wti (+0,1%) a 68,3 dollari.